Gazzetta di Reggio

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Grasso e Renzi a Reggio Emilia, è un dialogo tra sordi

di Roberto Fontanili
Grasso e Renzi a Reggio Emilia, è un dialogo tra sordi

Il leader di Liberi e Uguale al Malaguzzi e il segretario del Pd alla Polveriera: neppure il timore del centrodestra li avvicina  

20 febbraio 2018
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REGGIO EMILIA. Duello ravvicinato a sinistra ieri in città per Matteo Renzi e Pietro Grasso. Per entrambi si è trattato di una toccata e fuga, con sosta durata un’oretta o poco più. Il leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso nel corso del suo tour elettorale in regione ha fatto una visita privata al Centro internazionale Loris Malaguzzi, mentre Matteo Renzi ha scelto – come ormai avviene per tutti i candidati del Pd che arrivano in città – la Polveriera. Più facile sottolineare al termine delle due apparizioni le distanze cristallizzate tra Pd e Liberi e Uguali che l’attuale campagna elettorale sta approfondendo.

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Due temi su tutti: legge elettorale e job’s act. Pochissimi i punti in comune. Anzi uno solo: la preoccupazione per i rigurgiti fascisti e neonazisti. Nemmeno il timore che il centrodestra possa prevalere cambia il canovaccio utilizzato in un confronto a distanza, in mattinata a Bologna e poi nel pomeriggio a Reggio Emilia.

L’unico spiraglio in un dialogo quasi tra sordi è arrivato dall’ex presidente della Regione Vasco Errani (in lista con Liberi e Uguali e presente pure lui a Reggio ieri) per il quale «il confronto partirà in Parlamento e sarà sempre di merito. Verificheremo le posizioni delle altre forze politiche e sulla base di questo decideremo».

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Il nodo cruciale resta però il Job’s act, «che va cancellato» secondo Grasso il quale aggiunge come vada anche riscritta la legge sul lavoro «ridando dignità ai lavoratori e forza e valore all’articolo18 dello statuto dei lavoratori». Se ci fosse, ha poi rilanciato Errani «la scelta del Pd di cambiare radicalmente quel provvedimento, noi saremmo molto interessati». Ieri Grasso, accompagnato da tutti i capilista di Liberi e Uguali nei collegi regionali e dai candidati reggiani a partire da Mirko Tutino, ha compiuto una breve visita al Centro Malaguzzi dove ad attenderlo c’era una decina di sostenitori.

Rispondendo poi ad alcune domande Pietro Grasso non si è sbilanciato sulle alleanze post elettorali e dopo aver detto di «escludere che sia la destra a vincere», ha aggiunto di «condividere la proposta di Laura Boldrini di sciogliere le associazioni che fanno propaganda razziale e fascista». «Anche per la presenza di Errani – ha sostenuto il candidato premier – il risultato in regione sarà certamente positivo. Siamo certi – ha poi concluso –“di un buon risultato, se gli elettori comprenderanno che questa legge elettorale è così perversa per cui si vota una lista e si fa eleggere qualcuno di diverso e forse anche non gradito. Come può avvenire a Bologna». E il riferimento è al confronto bolognese tra Casini ed Errani che terrà banco fino alle elezioni.

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Un tema caldo, quello della legge elettorale, che non è stato toccato invece Matteo Renzi alla Polveriera dove ha invitato calorosamente i presenti a fare «una serrata campagna porta a porta».

Rivolgendosi in particolare ai candidati del Pd nei collegi reggiani e soprattutto ai vecchi militanti – che rappresentavano gran parte della platea – ha chiesto loro di «giocare fino in fondo la partita che non è persa».

Presente oltre al sindaco Luca Vecchi che in precedenza aveva accolto al suo arrivo anche Pietro Grasso, tutto lo stato maggiore del Pd reggiano. Matteo Renzi davanti a oltre 300 persone e con la Polveriera che non è riuscita a contenere tutti, ha poi rivendicato i risultati ottenuti dai governi guida Pd in questi anni. A tirargli la volata parlando per primo, come ci si attende dai gregari di razza, è stato Graziano Delrio (i due che faranno campagna elettorale insieme nei rispettivi collegi) che ha rivendicato il merito assieme al segretario Pd di aver risolto la questione della compagnia area Meridiana evitando 2mila licenziamenti.

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Poi è toccato a Renzi, che per un ora ha toccato tutti i temi al centro della campagna elettorale per smontare le posizioni del centrodestra e del Movimento 5 Stelle. Così come non è mancato un affondo a quello che ha definito il partito di D’Alema sottolineando che «ogni voto a D’Alema avvicina Salvini al Ministero degli Interni ed è un aiuto al centrodestra a trazione leghista ad andare al potere». «Il Pd si è un po’ ritratto, impaurito», ha poi aggiunto, riprendendo l’invito di Delrio ai militanti a mobilitarsi. «Dobbiamo difendere quello che abbiamo fatto», ha detto ricordando oltre ai risultati economici anche le conquiste sui diritti sociali del governi Pd. Dalle unioni civili, alla legge per il Terzo settore, al caporalato, per poi ricordare ai grillini che il risparmio vero per gli italiani è stato «togliere il finanziamento ai partiti come ha fatto il Pd». Così come Matteo Renzi ha rivendicato il rinnovo dei contratti di lavoro per le forze dell’ordine e in altri comparti e l’impegno già finanziato ad assumere 10 mila nuove agenti.

«Perché – ha concluso – in questa campagna elettorale piena di bugie nessuno tranne noi parla di sanità e scuola pubblica».

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