Gazzetta di Reggio

Reggio

Antichi tesori ritrovati nella chiesa di Rivalta

di Luciano Salsi
Antichi tesori ritrovati nella chiesa di Rivalta

Reggio Emilia, si tratta di una croce “patente” tipica dei Templari e una campana settecentesca. A scoprirle il circolo culturale parrocchiale e il gruppo che gestisce la Reggia 

26 aprile 2018
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REGGIO EMILIA. La storia avventurosa e tragica dei Cavalieri del Tempio, ritornata in auge in tempi recenti con il suo contorno esoterico di affascinanti leggende, fa capolino nella chiesa di Rivalta grazie al ritrovamento di tracce di dipinti medievali, fra i quali una croce “patente” tipica dei Templari, di colore rosso con i bracci uguali e le estremità allargate.

Lo segnalano il circolo culturale parrocchiale e il gruppo Insieme per Rivalta, a cui spetta anche il merito di avere rintracciato poco lontano una delle cinque campane settecentesche scampata alle requisizioni ordinate durante la seconda guerra mondiale per ricavarne il metallo necessario per gli armamenti. Una quindicina d'anni fa, quando fu ristrutturata la vecchia abitazione del parroco per allargare l'oratorio, l'ingegnere Paolo Guidetti e l'architetto Alessandro Canovi eseguirono dei saggi nella saletta denominata “dell'Ultima Cena” dal soggetto di un quadro del 1980 che vi campeggia.

Su una colonna polilobata medievale, risalente forse al tredicesimo o quattordicesimo secolo, apparvero incisioni raffiguranti geometrie sacre, fra cui una rosetta esagonale e la croce di cui s'è detto. La scoperta è stata portata recentemente all’attenzione di Arnaldo Tincani, autore di uno studio sui Templari a Reggio, che sarà presentato venerdì nel salone della parrocchia. «Scavando – riferisce Lauro Gaddi per il circolo culturale – si può sperare di trovare altro. Occorre rimettere a nudo e restaurare il muro della vecchia chiesa, magari con l'aiuto di qualche banca. Servirebbe un finanziamento di circa diecimila euro».

La scoperta è avvenuta su una delle strutture superstiti dell’edificio medievale. La costruzione dell'attuale chiesa, infatti, fu iniziata nel 1832 inglobando la preesistente Pieve medievale di cui possediamo una pianta risalente al 1663. Questa aveva tre navate e un corretto orientamento liturgico opposto a quello attuale. Era, cioè, rivolta ad Oriente con l'ingresso sul lato Ovest, dove ora si trovano l'abside e la sagrestia.

Il campanile si trovava in fondo alla navata centrale. Un portico era davanti all'ingresso. Tiziano Ghirelli, responsabile dell'Ufficio diocesano dei beni culturali, ritiene che l'intitolazione a Sant'Ambrogio dimostri l’esistenza di un edificio sacro nello stesso luogo almeno dal decimo o undicesimo secolo: «Su 319 chiese esistenti nel territorio diocesano – sottolinea monsignor Ghirelli – ci sono soltanto quelle di Rivalta e Villaberza dedicate a questo remoto ma importante dottore della Chiesa.

Di questo luogo di culto cristiano si parla già in documenti medievali e la sua intitolazione a Sant'Ambrogio conferma la sua esistenza in un'epoca assai lontana». Dell’altro rinvenimento i volontari di Insieme per Rivalta sono ancora più orgogliosi.

La campana smarrita, in realtà, era poco lontano e in bella vista, sulla sommità del tetto della villa Falcetti-Zannini, che si trova di fianco alla chiesa, al di là di via Ghiarda. Della famiglia che ne è proprietaria, poi, fa parte Alfredo Zannini, diacono della parrocchia. La provenienza dalla chiesa dedicata a Sant'Ambrogio è dimostrata da quanto si legge sul lato ben visibile della campana: la data 1784 e l'iscrizione “Fulgure”.

«Dalla descrizione che ne fu fatta dall'arciprete Rombaldi prima della requisizione – spiega Gaddi – sappiamo che il campanile aveva una campana del 1620 e quattro realizzate o rifuse nel 1784. La più piccola di queste ultime potrebbe avere sostituito una preesistente campana che veniva tradizionalmente suonata su richiesta dei contadini per allontanare i fulmini. Il suo trasferimento sul tetto della villa spiegherebbe la sua sopravvivenza agli accaparramenti bellici. Infatti la parola Fulgure fa parte probabilmente della scritta Fulgure et fulminibus libera nos Domine, cioè Liberaci o Signore dalla folgore e dai fulmini.