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Reggio Emilia, polemica sulla veglia contro l’omofobia: «Una blasfemia omosessualista»

di Chiara Cabassa
Reggio Emilia, polemica sulla veglia contro l’omofobia: «Una blasfemia omosessualista»

Annunciato un evento di “riparazione” il 20 maggio proprio mentra a Regina Pacis si terrà una preghiera nel nome della tolleranza e contro l’omofobia

06 maggio 2018
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REGGIO EMILIA. Ad un anno di distanza torna, puntuale, la stessa parola d’ordine: “riparazione”. L’anno scorso si tradusse il 3 giugno nella processione organizzata dal Comitato Beata Giovanna Scopelli in riparazione del Gay Pride, considerato «un grave oltraggio al Sacro Cuore».

Il 20 maggio prossimo tornerà sulla scena con una preghiera pubblica voluta dal Gruppo di preghiera-riparazione “20 maggio” come risposta alla preghiera voluta da don Paolo Cugini che si terrà lo stesso giorno nella parrocchia di Regina Pacis intitolata “La verità vi farà liberi: per il superamento dell’omofobia, della transfobia e di ogni intolleranza».

Preghiera considerata «blasfema e di stampo omosessualista» dal nuovo gruppo di “riparatori” che, in una nota, si dissocia pubblicamente dall’evento e rende noto che «in base a indicazioni che successivamente diramerà, si opporrà all’evento in maniera attiva, anche con una preghiera di riparazione».

Innanzitutto, chi sta dietro il Gruppo di preghiera-riparazione “20 maggio”? Il portavoce è il reggiano Alessandro Corsini, 31 anni, che non ha reticenze nell’ammettere che sì, il Gruppo nasce per contrapporsi alla preghiera che si terrà a Regina Pacis, ma l’episodio scatenante è stato un altro.

E, precisamente, la presenza del vescovo Massimo Camisasca il 16 aprile scorso all’incontro con il gruppo di credenti Lgbt nella parrocchia di Regina Pacis. Incontri che il parroco don Paolo Cugini organizza mensilmente e che, a quanto pare, non tutti sono riusciti a digerire. A fare traboccare il vaso, la presenza del vescovo.

«L’episodio del 16 aprile – spiega Alessandro Corsini – ampiamente pubblicizzato da don Cugini sul suo blog ci ha deluso e rammaricato. L’anno scorso era stato diverso: il Comitato Beata Vergine Scopelli era sceso in piazza per protestare contro un evento laico, il Gay Pride. Questa volta invece tutto accade all’interno della Chiesa con il vescovo Camisasca che appoggia don Cugini, il parroco che d’altra parte già l’anno scorso prima del Gay Pride aveva organizzato una veglia contro l’omofobia suscitando diversi mal di pancia all’interno della diocesi. Ma ora è chiaro.

C’è una Chiesa che accetta il peccato lanciando un messaggio sbagliato». Quanto a monsignor Camisasca, già l’anno scorso non si sarebbe comportato correttamente: «In occasione del Gay Pride e della processione di riparazione – ricorda Corsini – il vescovo aveva cercato di non prendere posizione e rimanere equidistante quando avrebbe dovuto schierarsi per il bene di queste persone (i gay, ndr) indicando la via da seguire».

Perché secondo il Gruppo di preghiera-riparazione “20 maggio”, la via da seguire è solo una: «È quella indicata dall’associazione internazionale Courage che, nata nel 1980 a New York, si è diffusa in tutto il mondo e ha gruppi anche in Italia. L’obiettivo è aiutare gli omosessuali a liberarsi dalla menzogna e fare verità. Nella consapevolezza che l’unica via d’uscita è la castità. Invece la Chiesa non proclama più la verità ma preferisce l’inganno facendo accettare ai cristiani l’idea che il peccato non è più tale, anzi, certi comportamenti devono essere accettati.

Allora tocca a noi laici proclamare la verità. Il fatto che la preghiera organizzata nella parrocchia di Regina Pacis sia blasfema, è suffragata dai fatti: oltre a tradire il Catechismo di San Pio X, va contro quanto stabilito nelle encicliche Sillabo, Mortarium Animos, Orientalis Ecclesiae: tutto ciò è aggravato dall’orientamento interreligioso e pancristiano dell’evento, cui partecipa attivamente la pastora battista Lidia Maggi».

Una proclamazione della verità che passerà quindi attraverso una preghiera di riparazione pubblica. «Con questa manifestazione pubblica che stiamo organizzando per il 20 maggio – precisa Corsini – la nostra preghiera corre su due piani: per la vera conversione di queste persone nella convinzione che solo così possiamo fare il loro bene; per riparare una Chiesa che tradisce se stessa e i suoi pastori lupi travestiti da agnelli».

Ma in quanti si uniranno alla preghiera di riparazione del Gruppo “20 maggio”? «Siamo partiti in una decina di giovani – spiega Alessandro Corsini – ma sappiamo di potere contare su molte altre persone. Certo, rappresentiamo una minoranza... ma non dimentichiamoci che gli apostoli erano solo dodici».

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