Gazzetta di Reggio

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Il pm chiede l’ergastolo per il boss Grande Aracri

di Tiziano Soresina
Il pm chiede l’ergastolo per il boss Grande Aracri

Avanzata la conferma di pena (6 anni e 4 mesi) a Diletto, Lamanna e Villirillo

25 maggio 2018
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CATANZARO. Marcia spedito il processo d’appello di Kyterion (scaturito da un’operazione antimafia parallela ad Aemilia e Pesci contro il clan Grande Aracri) riservato ad una trentina di imputati che hanno optato per il rito abbreviato.

E ieri in Corte d’assise d’appello a Catanzaro – con le richieste di pena avanzate dal procuratore generale Domenico Guarascio – si è capito che l’accusa punta ad una sentenza di secondo grado più pesante, da qui proposte di condanna più severe.

CAPOCLAN SANGUINARIO. A partire da quella per il boss 59enne Nicolino Grande Aracri (da tempo temutissimo anche nel Reggiano dove ha pure abitato per un periodo) per cui è stato chiesto (come era avvenuto in primo grado) l’ergastolo, ritenendolo il mandante nel 2004 dell’omicidio – a Cutro – del capoclan rivale Antonio Dragone (figura ben nota anche nella nostra provincia, dove approdò negli anni Ottanta) nel contesto della sanguinaria guerra di ’ndrangheta che caratterizzò un lungo periodo sull’asse Calabria-Emilia. Va detto che nel novembre scorso Grande Aracri è stato condannato a trent’anni di carcere nel primo atto di questo processo (attualmente il capoclan è al carcere duro nella struttura penitenziaria milanese di Opera).

IL TRIO “REGGIANO”. Coinvolte in questo procedimento di secondo grado pure altre tre persone di cui le cronache reggiane si sono più volte occupate: il 51enne Alfonso Diletto (con base operativa a Brescello), Francesco Lamanna (per gli inquirenti il 57enne era ben radicato nella fascia cremonese-mantovana) e Romolo Villirillo (per gli investigatori sino a metà del 2011 braccio destro, in Emilia, di Grande Aracri). Per tutti e tre il pm Guarascio ha chiesto la conferma delle condanne di primo grado, cioè 6 anni e 4 mesi di reclusione.

Ritornando alle richieste di ergastolo, oltre al boss sono stati raggiunti da questa pesantissima proposta di pena anche Ernesto Grande Aracri (fratello di Nicolino) e Lino Greco di San Mauro Marchesato (per chi ha indagato si tratta di un killer della cosca). Anche per i tre assolti a novembre – cioè Dario Cristofaro, Luigi Martino e Carmine Riillo – sono state chieste condanne fra i 7 e i 12 anni di reclusione.

I VERBALI DEI PENTITI. La “sterzata” in udienza concretizzatasi con le richieste dell’accusa è stata agevolata dalla rinuncia – da parte degli avvocati difensori – di controesaminare i pentiti Giuseppe Liperoti (minacciato di recente tramite una lettera appiccicata sulla porta d’ingresso del suo rifugio segreto), Antonio Valerio (imputato di Aemilia, a suo dire pure lui intimidito e che con le sue rivelazioni ha reso incandescente il maxiprocesso in corso a Reggio Emilia) e Vittorio Spadafora (fratello del boss di San Giovanni in Fiore).

Sono stati comunque acquisiti i verbali riempiti dai tre collaboratori di giustizia in tempi diversi. L’inchiesta Kyterion ha messo nel mirino tre anni fa gli affari delle cosche cutresi: dal business degli impianti eolici, ai villaggi turistici ma anche il tentativo di infiltrarsi nei lavori per la ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia. L’operazione si innesta nel più ampio quadro delle indagini sulle ramificazioni della cosca cutrese (contrassegnate da un’elevata dose di autonomia), al centro anche del processo Aemilia e dell’inchiesta Pesci della Dda di Brescia.

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