Gazzetta di Reggio

Reggio

Chiesto il processo per i 55 della banda

di Tiziano Soresina
Chiesto il processo per i 55 della banda

L’organizzazione criminale è accusata di aver commesso almeno 400 raggiri: sparivano dopo aver incassato la caparra

01 giugno 2018
3 MINUTI DI LETTURA





REGGIO EMILIA. Quattro anni d’indagine, un numero considerevole di indagati (sono 55) e ora l’inchiesta è stata chiusa dal pm Giacomo Forte – che ha coordinato le indagini dei carabinieri di Castelnovo Monti – con la successiva richiesta di rinvio a giudizio. E quella in arrivo in tribunale sarà un’udienza preliminare a dir poco affollata oltre che combattuta, perché l’accusa è pesante: associazione a delinquere finalizzata alla truffa, ricettazione e riciclaggio. L’indagine, denominata “Last fraud”, era scattata nel maggio 2014 sulla scia di diverse denunce presentate da truffati che, invece di acquisti scontati da pescare su Internet, si sono trovati con un pugno di mosche in mano. E gli accertamenti dei carabinieri hanno individuato il web come mezzo-chiave per far soldi in modo illecito. Gli investigatori ritengono 14 persone come il nucleo-chiave della banda: poi in concorso gli altri 41 indagati che in maniera diversa avrebbero fatto affari illegali. Nella vastissima identificazione delle truffe sul web, i militari indicano due modi d’agire differenti.

ANNUNCI SUL SITO. Almeno 400 i raggirati – con beffe complessive da migliaia di euro, partendo da piccoli importi (50 euro) ma con “punte” da 2mila euro – che erano stati attirati da annunci messi su un sito piuttosto noto di compravendite fra privati.

Venivano messi in vendita beni di vario genere o l’affitto di appartamenti (risultati inesistenti o perlomeno non nella disponibilità di chi ne offriva la locazione) dando come riferimento un numero di telefono intestato a soggetti fittizi. Una volta raggiunto l’accordo via telefono, il compratore versava la somma concordata tramite ricarica su una carta postepay, ma inutilmente attenderà la consegna dell’abitazione o la spedizione di quanto acquistato, non riuscendo più a mettersi in contatto con chi aveva messo quell’annuncio invitante.

Un esempio di queste truffe a raffica riguarda l’affitto di un appartamento a Bellaria-Igea Marina: un desiderio vacanziero che si è tramutato in un inganno.

ASSEGNI FARLOCCHI. Un altro metodo applicato sulla Rete dai truffatori è il rifilare assegni (fasulli, contrafffatti o rubati), rispondendo agli annunci pubblicati su Internet. Ed anche in questi casi sono state raggiunte cifre considerevoli perché, con quegli assegni senza copertura, sono state arraffate non poche attrezzature edili (escavatori e miniescavatori, mini pale, un gruppo elettrogeno, un martellone, un bobcat, furgoni) ma anche orologi di gran marca, un trattorino tosaerba, un impianto audio, una piscina e un acquaroll.

E in certi casi per dare credibilità a quegli assegni sono state mostrate carte d’identità o tessere sanitarie rubate o smarrite.

FURTI E OPERE D’ARTE. Ma c’è davvero di tutto in questa maxi inchiesta. Due persone vengono accusate di un furto avvenuto nell’agosto 2015 in un esercizio commerciale di Reggio Emilia: rubati uno spalaneve e un tagliasiepe (entrambi a scoppio) e un fucile di legno da ornamento.

Spuntano delle armi non denunciate o clandestine, per non parlare di un uomo indagato per favoreggiamento della prostituzione per aver accompagnato ogni sera in macchina una donna nel luogo in cui andava a caccia di clienti (con l’aggravante che è una tossicodipendente).

Viene contestata la contraffazione di opere d’arte a chi aveva in casa un quadro di autore sconosciuto, due monete d’epoca romana, tre libri di età medioevale e una mappa antica di Londra. C’è pure l’accusa di riciclaggio: orologi acquisiti con le truffe digitali per poi metterli a garanzia di polizze, oppure trasferimenti di denaro dalla carta postepay usata per i raggiri a carte personali.Intrecci incredibili.