Gazzetta di Reggio

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Le Olimpiadi della pace Reggio Emilia si accende di mille volti e colori

Martina Riccò
Le Olimpiadi della pace Reggio Emilia si accende di mille volti e colori

I ragazzi e le ragazze di 24 Paesi hanno invaso la città con la loro carica d’amicizia Il sindaco Vecchi: «Il pensiero vola ad Arati, senza di lui non saremmo qui oggi»

08 luglio 2018
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reggio emilia

Passione, sacrificio, spirito di competizione, generosità, intelligenza, memoria.

Il fuoco che Prometeo rubò a Zeus e donò agli uomini per renderli liberi, è arrivato anche a Reggio. Lo ha portato, con la fiaccola ricevuta da Giuliano Razzoli, Francesca Ferretti e Camilla Camellini, la pallavolista Valentina Diouf. E con lei gli oltre mille atleti giunti in città da tutto il mondo per partecipare alla sesta edizione dei Giochi del Tricolore. Una festa dello sport, ma anche e soprattutto dei valori di cui lo sport è portatore. I lividi guadagnati in palestra, allenamento dopo allenamento, le abrasioni conquistate sui campi, sono belli quanto i sorrisi di vittoria, le medaglie e le coppe. L’importante è avere quel fuoco nel cuore, quella fiamma che spinge a migliorarsi, ad aiutare il compagno in difficoltà e a provarci sempre, soprattutto dopo una sconfitta. Lo sanno i ragazzi e le ragazze che hanno invaso Reggio. Un esercito di magliette colorate, cinguettante lingue diverse ma unito dalla stessa passione per lo sport, che ieri sera ha sfilato in centro. Ventiquattro delegazioni da altrettanti Paesi hanno riempito piazza Prampolini sventolando bandiere e cantando cori. Dalla Cina sono arrivati anche due dragoni, con gli occhi rossi e la pelle luccicante.

Invitati a prendere il proprio posto sotto gli occhi del Crostolo, i ragazzi hanno sfilato con gioia e orgoglio, dimostrando la via da seguire: quella degli uomini. «Una pacifica e colorata invasione», ha commentato il presidente della Provincia, Giammaria Manghi. «Una bellissima pagina della storia della nostra città – gli ha fatto eco il sindaco Luca Vecchi, che sul palco ha anche duettato con il batterista prodigio Edoardo Lovatti, 9 anni e un talento smisurato –. Con i Giochi del Tricolore Reggio Emilia vuole mandare un messaggio all’Italia e all’Europa: un messaggio di apertura e di pace. Diceva Pierre de Coubertin: Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla».

Ieri sera migliaia di ragazzi e ragazze hanno portato la festa nel cuore della città e anche dei tanti cittadini – migliaia pure loro – che hanno deciso di assistere alla cerimonia di apertura. Vedendo arrivare i 46 rappresentanti della Palestina, 40 in più rispetto al 2015, il pensiero è volato a Nelson Mandela, di cui quest’anno ricorre il centesimo anniversario della nascita e a cui sono stati dedicati i giochi: «Lo sport – diceva – ha il potere di cambiare il mondo, di ispirare. Ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono. Lo sport può portare speranza dove prima c’era solo disperazione».

E poi ad Anzio Arati: «Oggi non saremmo qui – ha ricordato il sindaco – se oltre vent’anni fa un nostro concittadino non avesse proposto e guidato l’organizzazione della prima edizione dei Giochi del Tricolore con una caparbietà e una determinazione unica, con una visione, che in fondo non è altro che la visione della città, in cui collaborazione e condivisione diventano ogni giorno il presupposto dell’innovazione». E le bandiere di tutte i Paesi presenti si sono fuse nei colori della pace. —