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Aemilia, il procuratore generale di Bologna: "Usare l'aula bunker anche per l'appello"

Aemilia, il procuratore generale di Bologna: "Usare l'aula bunker anche per l'appello"

De Francisci lancia l'ipotesi durante l'insediamento ufficiale del magistrato Marco Mescolini, che tra l'altro ha coordinato proprio le indagini dell'operazione contro la 'Ndrangheta in Emilia, come procuratore capo di Reggio Emilia

26 settembre 2018
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REGGIO EMILIA.  «Usare l'aula bunker speciale, allestita all'interno del tribunale reggiano per il processo Aemilia, anche nel secondo grado». È questa la proposta che il procuratore generale di Bologna, Ignazio De Francisci, ha lanciato durante l'insediamento ufficiale del magistrato Marco Mescolini, che tra l'altro ha coordinato proprio le indagini dell'operazione contro la 'Ndrangheta in Emilia, come procuratore capo di Reggio Emilia.

«A Bologna non sappiamo dove farlo, so che mi diranno che non si può fare, ma io ci provo. Qui l'aula c'è già», ha aggiunto. La sentenza di primo grado del maxi processo è attesa nel giro di qualche settimana. Alla cerimonia di insediamento di Mescolini erano presenti tutte le istituzioni civili e militari della città.

Hanno portato il loro saluto all'ex pm della Direzione distrettuale antimafia anche Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna, e i tre membri del Csm Piergiorgio Morosini, Paola Balducci e Massimo Forciniti. Presenti anche l'avvocato generale Alberto Candi, il sostituto procuratore generale Valter Giovannini e il procuratore per i minorenni Silvia Marzocchi. «Dopo la sua esperienza nel processo Aemilia la nostra scelta ha anche un forte valore simbolico per questo territorio», ha sottolineato Morosini.

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Durante il suo discorso di insediamento, il neo procuratore capo ha ricordato il suo rapporto decennale con Reggio, ringraziando inoltre la pm della Dda Beatrice Ronchi, insieme alla quale rappresenta l'accusa nel processo Aemilia: «Da tre anni è la mia ombra e io la sua - ha detto Mescolini - Tre anni in cui affrontare un processo come questo ha voluto dire dover condividere determinate scelte non sempre facili che hanno cementato un rapporto molto al di là di quello professionale, di cui sono fiero».

"Una cosa sola posso dire: il procuratore della Repubblica non ha programmi, non ha i cento giorni. Il procuratore ha la legge. Nel fare quello che ha da fare deve osservare la legge - ha aggiunto Mescolini - E ha nei sostituti il primo concetto della tutela che deve dare: deve garantire che tutti possano fare il loro lavoro e deve in questo aiutare a che tutto il personale che lavora nella Procura possa trovare un clima produttivo". 

Nato a Cesena, Marco Mescolini ha 51 anni. La sua nomina è stata ratificata dal Csm due mesi fa, dopo un anno e tre mesi di reggenza. Dopo il pensionamento del predecessore Giorgio Grandinetti, nel giugno 2017, la procura è stata guidata pro tempore dal pm Isabella Chiesi.