Gazzetta di Reggio

«Vorrei che Sgarbi conoscesse Carmela Adani»

di Martina Riccò
«Vorrei che Sgarbi conoscesse Carmela Adani»

Il nipote Lorenzo lancia un appello al critico «Un’artista incredibile, ma è stata dimenticata»

27 novembre 2017
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REGGIO EMILIA. «Vorrei accompagnare Vittorio Sgarbi a vedere le opere di Carmela Adani, artista di valore, attivissima sul territorio reggiano, che però non si è mai pubblicizzata ed è finita nel dimenticatoio».

Ad esprimere il desiderio è Lorenzo Adani, che di Carmela è un nipote. «Sue opere – dice – si trovano al Cimitero monumentale di Reggio, a Regina Pacis, in duomo, a San Maurizio… non c’è chiesa in città che non porti la sua firma».

Carmela Adani, nata a Modena il 7 novembre del 1899, muore il 19 novembre del 1965 a Correggio, dove si era trasferita con la famiglia all’età di tre anni. Ammirata dagli artisti del suo tempo come Giuseppe Graziosi, Felice Carena, Pietro Annigoni, è stata tra le prime donne a diplomarsi in disegno architettonico dell’Accademia di belle arti di Firenze, dove è stata allieva di Giovanni Michelucci.

Il suo amore per il disegno e la scultura sboccia nella bottega del padre, marmista, ma è a Firenze che Carmela Adani affina la sua tecnica imparando la quintessenza dell’arte fiorentina: l’elevazione della figura umana a simbolo totale e unico dell’espressione del sentimento. E per tutta la sua vita – non breve ma di sicuro non lunga – non smetterà mai di rappresentare l’uomo.

«Una sua peculiarità – spiega il nipote Lorenzo – è lo studio e l’uso attento della luce abbinato alla perfetta scelta dei materiali. Se da un lato, nella strutturazione geometrica delle sue opere, non abbandona la concezione classica, dall’altro, per dare forza espressiva alla simbologia sacra, si apre verso dimensioni metafisiche come l’uso della luce e dei colori, mezzi dall’alto contenuto teologico».

Il tour alla scoperta di Carmela Adani potrebbe partire dai cimiteri, soprattutto da quello di Correggio, una sorta di mostra all’aperto. Il motivo di questa sua attività è spiegato, ancora una volta, dal nipote: «Come capita spesso alla maggior parte degli artisti, a un certo punto anche lei si è trovata a dover lavorare per vivere, ma l’ha fatto senza mai scostarsi da quello in cui credeva, senza scendere a compromessi con i suoi principi e la sua fede. La bottega di famiglia, rinomata per la realizzazione di lapidi funebri, è diventata così il luogo più adatto per unire i due aspetti».

Nelle cappelle delle famiglie Recordati e Veroni, spiega Lorenzo Adani, si percepisce il tentativo di trasmettere un messaggio positivo, nonostante la mestizia del sito: «Seppur stilisticamente diverse tra loro, leggiamo nella prima un neoclassicismo legato al Palladio e nella seconda un forte richiamo alle geometrie dell’Alberti. Ma è solo un richiamo perché nell’abbondanza dei decori lapidei emerge la grande padronanza della materia, del disegno e della tecnica dello scolpire. La predella d’altare della cappella Recordati è di una delicatezza unica nel gioco dei contrasti tra la ruvidezza dorata del mosaico e la pietra bianca della scena. Questa delicatezza, sommata all’espressione evidente di amore materno, ha il suo culmine nelle tante Madonne sparse qua e là per tutto il cimitero».

È però nelle chiese che Carmela Adani si esprime al meglio. «Le opere che ci ha lasciato all’interno di molti edifici di culto a Reggio ma anche in provincia – dice il nipote – sono sublime teologia per immagini. Che è ancor più unica perché trasmessa non attraverso canoni estetici fissi, ma variamente modellati in funzione al contesto storico e all’ambiente per cui l’opera è stata realizzata». Opere di Carmela Adani si trovano, ad esempio, nella chiesa di San Quirino a Correggio, nel santuario Madonna dell’Olmo a Montecchio, nella chiesa di Regina Pacis a Reggio, nel battistero della pieve di Fosdondo. «Per Carmela – aggiunge il nipote – l’arte era un mezzo per rappresentare un sentimento dell’anima o un moto di fede. Non è stata però soltanto un’artista del genere sacro: sono tanti i disegni, i busti e i volti scolpiti con carattere laico, in cui si apprezza il tentativo (sempre riuscito) di esaltare l’espressione interiore, lo stato d’animo, l’umanità del soggetto».

Diceva d’altra parte Carmela Adani: «L’essere donna è la mia disgrazia e la mia fortuna. Disgrazia perché in una donna artista la gente è portata a credere meno che in un uomo; fortuna perché come donna posso aggiungere alle mie opere qualcosa di più di un uomo che abbia le mie stesse possibilità».

Protagonista di mostre a Roma e Firenze, Carmela Adani ha esposto a Reggio una sola volta, nel 1975. Ora i suoi nipoti Lorenzo, Giuseppe e Gilda vorrebbero salvarla dall’oblio. «Chissà che Sgarbi – conclude il primo – in città il 30 novembre per lo spettacolo su Michelangelo, non voglia accettare il mio invito e venire a conoscere… il Michelangelo reggiano».

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