Gazzetta di Reggio

«Un dialogo sincero tra fedi diverse è sempre un’emozione»

«Un dialogo sincero tra fedi diverse è sempre un’emozione»

Daniele Castellari propone una riflessione su voce e silenzio Oggi e sabato prossimo al Piccolo Teatro di Sant’Ilario 

10 marzo 2018
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SANT’ILARIO. Teatro e Spiritualità tornano a dialogare. L’anno scorso nel cartellone di Teatro L’Attesa, associazione culturale e compagnia teatrale che gestisce il Piccolo Teatro in Piazza di Sant’Ilario d’Enza, è apparso un evento speciale che ha avuto molto successo: l’idea è stata quella di far conversare persone di diverse religioni e culture sul tema della bellezza. Ora ci si riprova parlando di voce e silenzio: due gli appuntamenti, questa sera e sabato prossimo, sempre alle 17 e ad ingresso libero, al Piccolo Teatro in Piazza. L’artefice è ancora una volta Daniele Castellari, regista e direttore artistico del Teatro L’Attesa. Al deus ex machina il compito di introdurci nel cuore palpitante dell’evento.

Non è bizzarro parlare di silenzio in un mondo sempre più rumoroso?

«Il silenzio sta scomparendo, è vero, tutti ne siamo perfettamente consapevoli. Da qualche tempo però si registra un aumento di un certo tipo di turismo legato ai luoghi della spiritualità, ai cammini e ai pellegrinaggi a piedi, alle mete fuori dalle rotte consuete e modaiole. In cerca del silenzio perduto. E non è il teatro che da sempre si interroga sulla bellezza dell’equilibrio fra voce e silenzio, fra silenzio e musica?».

Voce e silenzio come dialogheranno sul palcoscenico?

«Il Teatro L’Attesa interroga interpreti di ebraismo, Islam, cristianesimo e induismo partendo da momenti teatrali introduttivi che suggeriscono qualche suggestione prima del dialogo. È sempre un’emozione, anche dal punto di vista laico e civile, assistere ad un autentico e sincero dialogo fra persone di fede e spiritualità diversa perché si ha l’impressione che molte questioni sulla convivenza delle comunità umane potrebbero essere risolte in grande pace e serenità di spirito. Perciò anche quest’anno a sostenere la scommessa ci sarà il Comune di Sant’Ilario che ha creduto fin da subito alla qualità culturale della manifestazione».

Questa sera il tema è “Silenzio dell’uomo e silenzio di Dio”. Chi sono i protagonisti?

«Sul palco del Piccolo Teatro sarà presente la dottoressa Shahrzad Houshmand, docente di Islamistica alla Università Gregoriana di Roma, che già l’anno scorso entusiasmò e commosse la platea rievocando il suo cammino esistenziale: dalla fuga da casa giovanissima per iscriversi alla scuola coranica a Teheran all’inizio del regime khomeinista fino alla sua scoperta di un Islam che convive in armonia spirituale con ebraismo e cristianesimo; con lei dialogherà il dottor Bruno Segre, avvocato e giornalista ebreo di grande lucidità intellettuale, che nel 1938 patì l’umiliazione di essere estromesso dalla scuola a causa delle leggi razziali. Il ruolo del moderatore sarà svolto da Brunetto Salvarani, teologo e scrittore oltre che conduttore della nota trasmissione radiofonica di Rai Radio 3 “Uomini e profeti”. L’introduzione teatrale, a cura di Teatro L’Attesa, prenderà le mosse dal canto dei 99 nomi di Dio in arabo e dalla messinscena di una “intervista impossibile” con il profeta biblico Giona».

Sabato 17 sarà la volta di “Voce, silenzio e musica dell’interiorità”. Come si tradurrà sul palco?

«Si esibiranno le danzatrici della Talavidya Academy guidate da Atmananda, che eseguiranno alcune danze classiche indiane in stile Kuchipudi; a seguire, il Coro delle classi dell’Istituto diocesano di musica e liturgia di Reggio Emilia con la direttrice Loredana Bigi proporrà canti della tradizione spirituale e liturgica cristiana. Le due espressioni artistiche costituiranno il tappeto musicale e coreografico sul quale si intreccerà il dialogo fra due monache delle rispettive fedi: Swamini Hamsananda Giri, vicepresidente dell’Unione Induista Italiana e Chiara Francesca Lacchini, Madre Badessa delle Clarisse di Fiera di Primiero. Esse interpreteranno la spiritualità dei segni artistici presenti nella danza e nel canto e guideranno il pubblico in una conversazione su silenzio e musica dell’interiorità. Personaggi come questi, che si incontrano in un clima di profondo rispetto e amicizia secondo lo stile di papa Francesco, incoraggiano a pensare che qualche pregiudizio sia stato sciolto e qualche canale d’ascolto sia stato aperto».

Il teatro come mezzo per veicolare un messaggio assolutamente trasversale. Neppure questo è inconsueto?

«Che un’occasione simile sia data in un teatro non deve stupire; l’arte e la capacità d’immaginazione saranno sempre di più fautrici di dialogo a tutti i livelli, persino là dove i canali consueti segnano il passo. Oltretutto lo scambio reciproco e proficuo fra teatro e spiritualità è parso evidente già nella passata edizione: rispetto alla canonica conferenza e al singolo spettacolo teatrale, la commistione dei due momenti ha regalato alla prima una forza di suggestione artistica e il beneficio di un clima emozionale intenso, mentre il linguaggio scenico è stato sfidato a porsi in modo inconsueto di fronte a grandi temi della sensibilità comune, religiosa e non, provando a suggerire nuove idee senza naturalmente la pretesa di esaurire la complessità dei temi».(c.c.)