Genova

Ma nell'ex asilo prosegue l'assedio. in strada gli irriducibili contestano la Curia

Don Martino sdrammatizza la situazione: "I ragazzi sono spaesati, il quartiere capirà"

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Il giorno dopo l'arrivo dei richiedenti asilo in via delle Ripe, Multedo si è risvegliata con il rumore del flessibile che tagliava l'asfalto. Un gruppo di abitanti ha infatti cercato di bloccare la via dell'ex scuola materna con una catena: invocare la strada come privata è servito però a poco, perché gli uomini sono stati subito fermati dalla polizia municipale e dalla Digos.

Nel frattempo Don Giacomo Martino, che si occupa dell'accoglienza dei 12 migranti che stanno mettendo a soqquadro la vita di Multedo, faceva colazione con loro dentro l'ex scuola. "Caffè e the solubile, pessimi", scherza. "Per fortuna sono arrivati gli operai con la focaccia calda".

Non perde il buon umore Don Giacomo, nonostante il breve tragitto di ieri mattina per raggiungere la fermata del bus sia stato accompagnato dalle occhiatacce degli abitanti di Multedo e da qualche insulto. Nonostante alle finestre del quartiere siano comparsi diversi striscioni contro i migranti. E nonostante ieri sera intorno alle 18.30 una cinquantina di persone siano scese ancora una volta in strada, per manifestare in via Reggio con il centro d'accoglienza. "I ragazzi non capiscono bene l'italiano, ma le urla subito dopo il loro arrivo le hanno sentite eccome", continua Don Giacomo. "Abbiamo cercato di rilassarci giocando a pallavolo e alla playstation. Nel frattempo ho provato a sdrammatizzare, spiegando loro che chi gridava era gente che aveva bevuto un po' troppe birre. Intendiamoci: sono ragazzi che ne hanno viste parecchie prima di arrivare qua. Ma hanno ovviamente capito che la gente è contro di loro. E di fronte a questa situazione sono un po' spaesati".

Le rassicurazioni di Don Giacomo agli abitanti del quartiere non sono per ora servite a nulla. Poco importa che i ragazzi passeranno a Multedo solo le ore notturne, e che andranno ogni giorno a studiare nel campus di Coronata dove resteranno da mattina a sera, anche di sabato e domenica. La chiusura degli abitanti che si incontrano per strada sembra totale: in tutta Multedo - poche centinaia di metri con una manciata di vie, una crosa, due bar e una scuola elementare - non si parla d'altro. Nell'unico bar di via Reggio la donna brasiliana dietro al bancone non si definisce contro i migranti, ma "supercontro".

Nel circolo San Luigi di Via Rostan gli anziani presenti dicono chiaramente che "se ne devono andare", per aggiungere subito dopo "non ce l'abbiamo con loro, è la Curia che ci ha tradito". La lista delle motivazioni per cui Multedo non può ospitare i dodici richiedenti asilo è lunga: parte dalla presenza di Porto petroli e dei depositi chimici per arrivare ai problemi dati dalla piscina abbandonata e dal disagio di non avere più una scuola materna.

Ma ci sono anche problemi pratici: "Come faremo a prendere il bus se ci saranno altre decine di persone alla fermata? E perché non li hanno messi dentro la fonderia abbandonata di via Multedo, che è grande e lontana dalle case?". Come voce fuori dal coro indicano un signore 71 anni, Michele Soranna, tarantino di nascita ma genovese di adozione. Incrollabile in una convinzione: la rabbia di Multedo deve essere rivolta contro le istituzioni, non contro i migranti. "Io ho provato il razzismo sulla mia pelle, quando a Genova non si affittavano case ai meridionali", ricorda il signor Soranna.

"Per sei mesi ho lavorato nel Sudafrica dell'apartheid, dominato dai bianchi. Per questo mi accorgo che la gente di Multedo si nasconde dietro a delle scuse, come quella delle tante servitù del quartiere. Invece io dico che i migranti devono essere aiutati, perché altrimenti finirebbero in mezzo alla strada". Nel capannello accanto a lui, nessuno la pensa come lui. "Macché accoglienza dei migranti", dice uno dei tre signori. "Qui ci vuole la dissolvenza".