Genova

Al Ducale la crisi delle religioni

LIGURIA ITALIA

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Lunedì scorso i saloni del Maggiore e del Minor Consiglio di Palazzo Ducale erano gremiti all’inverosimile per la lezione che padre Enzo Bianchi ha tenuto, come fa ogni anno, nel ciclo sulle religioni, che da quasi un decennio il Centro don Balletto organizza in collaborazione con la Fondazione Cultura.
Il tema era ‘le religioni nelle società contemporanee’ e, riferendosi ai cristianesimi in Europa, Enzo Bianchi ha tracciato un quadro impietoso della loro crisi, in termini di pratica religiosa e di altri indicatori (matrimoni religiosi, otto per mille ecc.) di solito usati per misurare il tasso di adesione a una fede.
Un bello studio di Roberto Cartocci e Valerio Vanelli per la Treccani ha mostrato che, tenendo conto di questi indicatori, la Liguria è al quarto posto in Italia, dopo Emilia, Toscana e Val d’Aosta, con un indice di secolarizzazione pari a 151 sulla media nazionale di 100.
Numeri di un crollo costante, che, se si guarda alla loro distribuzione negli ultimi venti/trent’anni, è impressionante. Padre Bianchi ha fatto vedere che, per quanto tutti in negativo, i dati italiani sono ancora niente se confrontati a quelli di altri stati dell’Europa Occidentale, cattolica o protestante che sia, mentre una resistenza o addirittura una ripresa dei cristianesimi si riscontra nell’est Europa, dalla Polonia tenacemente cattolica alla Russia dalla ritrovata ortodossia. Il mondo occidentale registra una crisi vistosissima dei cristianesimi, che il successo personale di papa Francesco non ha rallentato; anzi, sotto il suo pontificato è addirittura cresciuta.
Restando all’Italia, se si aggiungono, nella misurazione dell’abbandono della religione, i dati della geografia, dell’età e del sesso, si vedrebbe che un indice di adesione al cattolicesimo a due cifre (circa 25%) si riscontra solo nel Meridione e tra le anziane, mentre nel resto del Paese e della società scende a una cifra. I giovani, in particolare, sono indifferenti al cattolicesimo, anche se magari simpatizzano per papa Francesco. Per loro l’apparato teologico e morale, l’organizzazione della Chiesa, i suoi riti sono un universo estraneo non solo alle loro abitudini ma anche alla loro curiosità. Non sono contrari o perplessi di fronte ad esso; lo ignorano e basta.
Come Enzo Bianchi ha riconosciuto con franchezza, in Europa siamo a una svolta nella vicenda secolare del cristianesimo, che si riduce a un’etica sociale apprezzabile ma non incide sugli altri livelli della morale (anche molti cristiani praticanti approvano l’aborto, il divorzio e persino l’eutanasia) e vede crollare la sua impalcatura dottrinale e di fede (incarnazione, eucarestia, resurrezione dei morti ecc.). Bene o male che sia, sempre meno persone credono nelle Chiese cristiane come espressione di una fede e proposta di una dottrina, anche se ne apprezzano ancora i valori morali e sociali. Il cristianesimo, ha detto Bianchi, sta riducendosi a un umanesimo secolarizzato, senza più il sostegno di una teologia e di una pratica religiosa.
La cosa interessante emersa dal ciclo delle religioni del Ducale è che in altre parti della terra e per altre religioni le cose vanno diversamente. Si è già accennato alla rinnovata vitalità del cristianesimo ortodosso in Russia, di cui parlerà l’8 marzo Sergio Romano, e sentiremo lunedì prossimo cosa succede in America Latina dal filosofo cubano Raul Fornet Betancourt.
Ma già si è visto negli incontri precedenti che nel mondo islamico per gli stati e le società il problema è più quello di difendersi dall’invadenza della religione che di registrarne la crisi. Si è però anche visto che in una società per molti aspetti occidentalizzata come quella giapponese, in cui la religione tradizionale è già di per sé meno teologicamente strutturata e complessa del cristianesimo, è in corso un processo di ulteriore svuotamento della dottrina, la sua trascrizione in puri termini comportamentali, in pieno sincretismo teologico, che accanto a Budda ammette Cristo o Maometto o persino Henry Ford…Sembra insomma che, forse con l’eccezione di Israele (ma l’ebraismo è una religione molto più storica e molto meno teologica del cristianesimo), nei Paesi in cui la società è più avanzata culturalmente, politicamente ed economicamente per le religioni intese come dottrina, culto e organizzazione ci sia sempre meno spazio, mentre questo è ben difeso in Paesi meno sviluppati, dove le religioni ancora si affiancano (come in Russia) o tendono (come in certi stati islamici) addirittura a coincidere col potere politico e le sue leggi.