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La sinistra al bivio vista dai francesi

La città di Genova scelta come luogo simbolo per i travagli del Partito Democratico dal sito-giornale Mediapart

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“A Genova per capire il cedimento del partito Democratico”. Questo il titolo del reportage che Mediapart, sito-giornale francese che in vive sugli abbonamenti (attualmente 130 mila) e che ha saputo imporre la sua presenza nel panorama dei media transalpini grazie al giornalismo investigativo e a non pochi scoop su economia e politica, ha dedicato a Genova.
Scelta, come spiega Amélie Poinssot, l’autrice del reportage, per evitare le città italiane più conosciute « e perché l’avevo in testa dallo scacco subito dal Pd alle comunali del 2017». Il viaggio genovese è durato quattro giorni, molto mirato sulla sinistra e sui suoi simboli (compreso un lungo colloquio con Giuliano Giuliani, padre di Carlo Giuliani, incontrato nei locali di GhettUp, nel centro storico, dove tiene corsi di italiano ai migranti, e con Laura Tartarini, avvocato del Genoa Legal Forum. Ma, passando per piazza Alimonda, Amélie Poinssot arriva alla sede di CasaPound di via Montevideo, uno degli elementi per cui gli antifascisti genovesi hanno deciso di scendere in piazza, specialmente dopo il ferimento di un attivista. Ma la scelta del luogo è casuale, le dice il responsabile della sede del movimento neofascista, precisando però di aver « ripreso il posto a uno straniero, qui c’era una drogheria tenuta da un pakistano » . Vero è, scrive la giornalista francese, che nessuno nel quartiere sembra opporsi alla loro presenza anche se l’asserita distribuzione di aiuti agli italiani poveri, proprio non risulta. Ed è ancora Laura Tartarini però a segnalare che la cosa più temibile sia «il cambiamento nelle mentalità, risultato di un processo di vari anni. La gente non sembra interessata che alla sicurezza del proprio quartiere. È l’avvento della politica della tranquillità».
Ma c’è razzismo in questa Genova che sembra lontana dal suo passato di mobilitazioni operaie, in cui non si notano che sparuti segni di campagna elettorale? La giornalista francese va a chiederlo a Franco Grondona, storica bandiera Fiom, che risponde: « L’interesse per l’estrema destra non va legato tanto al razzismo che alla paura di perdere ciò che si ha. È un’ostilità che si confronta con chiunque minacci il suo piccolo equilibrio economico. E i fascisti lo sanno sfruttare bene».
Con un giro d’opinioni e di dati sulla situazione industriale e vari commenti, il reportage tocca anche al cuore una delle storiche roccaforti rosse, Sestri Ponente: dove nella sede del circolo Pd (170 iscritti, si ricordano con nostalgia le 7 sezioni e le 5000 tessere del vecchio Pci) si conferma la difficoltà di fare campagna elettorale in uno scenario che sembra ormai già perso, sconfitta dopo sconfitta: con il rischio di perdere ogni rappresentante in parlamento, una sparizione simile solo a quella del Ps francese. Un iscritto fa autocritica sul non saper comunicare le cose buone fatte, un altro sintetizza: «Il nostro problema è che discutiamo tra noi senza palare al mondo esterno ». La sensazione finale che si racconta nel reportage è di una Genova in cui la sinistra tradizionale ha un profilo ormai basso, quasi rassegnata a perdere ancora terreno e rappresentanza; e incuriosisce la debolezza dell’essere opposizione verso la giunta di centrodestra con le sue politiche di sicurezza, mentre i problemi veri restano sullo sfondo.