Genova

Terzo Valico, resa dei conti per il M5S

LIGURIA ITALIA

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Il caso del Terzo Valico può essere preso come una cartina di tornasole per verificare la compatibilità politica di M5S e Pd o meglio di due culture diverse. Lasciamo pur stare il problema dell’enorme spreco di risorse pubbliche se si bloccasse ora un’opera già per metà compiuta e quasi del tutto finanziata, e andiamo alla sostanza: infrastruttura indispensabile per ridurre l’isolamento ferroviario e logistico di Genova, accorciare i tempi della sua distanza da Milano e quindi dal Nord Europa, dare lavoro mentre si fa e aumentarne quando sarà fatta; “ grande opera” dispendiosa, dannosa per il paesaggio, fastidiosa per chi vive in prossimità dei cantieri, inutile: questi i due opposti punti di vista.
Questi due punti di vista guardano al Terzo Valico, rispettivamente, il primo, dalla comunità allargata di Genova, della Liguria, dei traffici marittimi, dell’economia nazionale ecc.; il secondo da quella più ristretta degli ecologisti puri, dei cultori della decrescita felice, degli abitanti di Borzoli e dei piccoli centri tormentati per anni dai cantieri. Entrambi i punti di vista hanno una loro legittimità e nobiltà e anche se, a occhio, il primo sembra più vasto e coraggioso, meno limitato e impaurito, il secondo può addurre dalla sua la cura del paesaggio e la protezione degli ultimi, dei piccoli villaggi contro l’invadenza delle grandi città, dell’economia domestica contro quella globale. Che cosa può fare la differenza? La quantità e qualità di futuro che ognuno dei due punti di vista contiene in sé.
Il primo scommette su un futuro di crescita occupazionale ed economica, di maggiore velocità e più frequenti contatti, di sviluppo dei trasporti marittimi e ferroviari; fa notare che questi non sono particolarmente inquinanti, che su di essi ha puntato l’Europa avanzata, e persino la Svizzera, pur molto gelosa del suo paesaggio alpino. Il secondo promette un futuro a velocità più tranquilla, la bellezza locale, la consegna ai figli di un paesaggio intatto. Per sapere quale dei due futuri costituisca un miglior investimento, bisogna, come sempre, guardare al passato. Ci sono grandi opere pubbliche il cui prezzo in termini di costi e danni paesaggistici non sia stato compensato dai vantaggi di lungo periodo?
Dalle cattedrali nate spianando interi quartieri e oggi gioielli dell’arte, alle strade romane, alle autostrade, alle linee ferroviarie, ai porti ottenuti invadendo il mare: quale e quanto è stato il bene e, in certi casi, anche il bello che hanno prodotto! Ma lo hanno fatto ai danni di molta gente, del paesaggio urbano o naturale di prima. Se ieri quelli di Feglino avessero ragionato come oggi quelli di Borzoli non ci sarebbe l’autostrada dei Fiori: il paesaggio sarebbe certamente più bello, non deturpato dai grandi viadotti, ma l’economia ligure, il lavoro, il turismo, il reddito, no.
Se ci si pensa, le opere pubbliche, alla lunga, sono quasi sempre in attivo nel bilancio tra i costi e i danni che hanno provocato con la loro costruzione e i benefici e i guadagni che hanno portato una volta realizzate. Diversamente da quelle private, come i palazzoni della speculazione edilizia lungo la Riviera, che hanno, certo, dato lavoro durante la loro costruzione, ma hanno poi concluso il loro beneficio nelle tasche di poche persone, le opere pubbliche sono nel tempo di tale utilità collettiva che oggi quasi nessuno pensa di abbatterle neppure quando brutte, se non, eventualmente, per rifarle più belle.
Nelle due ipotesi di futuro che si contendono le sorti del Terzo Valico ci sono anche due diverse idee del presente: l’una è quella che pensa che il presente debba costruire un’eredità per il futuro, pagandone il prezzo in termini di risorse, di paesaggio, di disagi durante la realizzazione di un progetto; l’altra è quella che ritiene che il presente non debba rinunciare a nulla di certo a profitto dell’incerto futuro, al quale però ritiene doveroso consegnare intatto e immodificato quello che ha ricevuto dal passato.
Ci sono infine due politiche differenti: una è quella di governo, che persegue quello che reputa bene per il maggior numero di persone, calcolando persino quelle che debbono ancora nascere, pensa all’interesse della maggioranza, ed è paradossalmente rappresentata oggi da un partito di minoranza destinato all’opposizione ( il Pd); l’altra è quella di opposizione, paradossalmente rappresentata oggi dal partito di maggioranza che aspira al governo (5S), che antepone il bene certo di quelli di Borzoli di oggi a quello sperato dei liguri di domani.
L’incontro tra Pd e Movimento Cinque Stelle, se dovrà avvenire, non potrà evitare di fare i conti, anche sul Terzo Valico, con queste due culture.