Genova

Raimondo Ricci, il "filosofo" della Resistenza

Ritratto del partigiano cui è stata intitolata l'Ilsrec

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“Caro Giovanni io non mi rassegno-ho troppa paura di farlo- e neanche tu lo fai .Che resti per noi una grande via luminosa ? Purtroppo non sapremo aprirla noi stessi,ma solo imboccarla se si presenterà davanti”.
Era l’8 novembre 1942 quando Raimondo Ricci ( al quale oggi si rende onore), arruolato in marina presso la capitaneria di porto di Imperia, scriveva all’amico fraterno Giovanni Pieraccini,futuro ministro socialista,con il quale aveva condiviso anni di sodalizio  affettuoso presso il Collegio Mussolini di Pisa ,oggi  Scuola Normale.
Pieraccini  più anziano di tre anni ,riceveva le confidenze più intime del giovane amico che, sul crinale di una situazione bellica, andava maturando importanti scelte politiche ed esistenziali e l’uscita dalla formazione fascista diventava perplessità drammatica.
Animati da spirito nazionalista in questa fase della loro vita Pieraccini, Ricci,il futuro magistrato  Gianni Meucci chiederanno a Ettore Muti di potere  essere impiegati nelle forze armate. Le reazioni individuali saranno diverse ,ma nel bel volume,”Ritratto di una generazione. Il  collegio Mussolini come “Universitas personarum” Lettere a Giovanni Pieraccini (1937-1943)” ed.Lacaita il gruppo di studenti di cui fanno parte il giornalista Bindo  Fiorentini,l’economista Giorgio Fuà (al quale  invano Giovanni Gentile cercò di evitare la cacciata dal collegio in quanto ebreo),Mino Monicelli giornalista fratello di Mario il noto regista e Emilio Rosini futuro deputato PCI, testimoniano crisi politiche che li faranno approdare tutti sulla sponda della sinistra . Certo Fiorentini era appassionato al genere femminile, Meucci cattolico,  Pieraccini attivissimo negli studi giuridici, Monicelli  appassionato giornalista, Ricci spiccava nelle sue lettere  per le profonde riflessioni esistenziali nelle quali vita e morte si confondevano in una aspettativa di azione finalizzata a fuggire l’ignavia e a cercare onestà di scelte. Ricci è il più problematico, tra tutti  “il filosofo”, ma Rosini lo attacca “ Ricci manca di equilibrio” e ancora “ non vorrei si parlasse di una sua crisi spirituale perché non è nè Paolo di Tarso, né san Francesco, né Ignazio di Loyola”. In verità Ricci  è tormentato “Sono qui chiuso in un mondo borghese e provinciale”. Una generazione che ,occorre dirlo,anche tramite l’ottima formazione ricevuta al collegio Mussolini, era stata capace di reagire alla perdita di libertà e agli inganni della tragedia nella quale il fascismo aveva precipitato l’Italia. Ricci finì  a Mauthausen,conobbe Giuliano Pajetta, si iscrisse al Pci. A Genova dai partigiani locali veniva guardato con distacco colpevole di non essere stato in montagna. Per molti anni ci fu all’interno dell’ANPI rivalità tra chi amava Giorgio Gimelli che aveva con il commissario Angiulin Costa sedato la rivolta di piazza nel luglio ’60 e l’avvocato Ricci che pure quei ribelli aveva difeso in tribunale. Comunque compì una brillante carriera parlamentare.
Nel gennaio del 2009  nella sala del Cenacolo a Roma insieme  a Giuliano Vassalli ,già ministro di grazia e giustizia, torturato in via Tasso da Kappler,tennero una manifestazione contro la legge 1360 proposta dal ministro Ignazio La Russa con la quale si chiedeva l’equiparazione  tra i repubblichini fascisti e i partigiani.”Né ragioni politiche,né ragioni costituzionali “ dissero entrambi” permettono un tale riconoscimento,negato in tutti i paesi democratici di Europa, soprattutto a coloro che furono collaboratori dei nazisti”.