Genova

Quegli applausi per la Storia in piazza

LIGURIA ITALIA

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Quando, all’ apertura della Storia in Piazza, Pietro Da Passano ha ricordato che questa è l’ultima edizione dell’evento ideata da Luca Borzani, è scattato un applauso interminabile, con qualche imbarazzo dei nuovi, ufficiali e soprattutto ufficiosi, vertici del Ducale.
Giusto riconoscimento a Borzani per il lavoro svolto e un’occasione per noi di riflettere sul ruolo delle persone, specialmente nelle istituzioni pubbliche, politiche o culturali o economiche che siano.
Fino a qualche decennio fa, i partiti, gli schieramenti consentivano di prescindere, almeno in parte, dalla persona, perché erano loro a fornire gli orientamenti e a guidare di fatto le istituzioni, non stiamo qui a discutere con che profitto per la collettività.
Oggi questa dimensione è sempre più ridotta, meno, paradossalmente, per il M5S, che ne ha fatto addirittura una bandiera, declassando le persone a portavoce, esecutori di un’istanza superiore non ben precisata.
Eccezione 5S a parte, oggi, saltati i tradizionali sostegni e riferimenti, il ruolo delle persone incaricate di pubbliche responsabilità è diventato ancora più importante di prima e la differenza tra di esse risalta più netta.
Lasciamo pur stare il caso al limite della patologia di Trump, il Presidente degli USA che “cinguetta” stupide e pericolose dichiarazioni di guerra mentre si fa la barba, anche se non dovremmo trascurarlo per non perdere di vista il versante negativo della crescita del ruolo della persona in politica.
Qui vogliamo però occuparci soprattutto del versante buono e cominciamo col dire che delle persone importano innanzitutto gli scopi per cui si impegnano.
Prodi e Berlusconi sono stati entrambi, ognuno a suo modo, “in gamba”, ma con scopi opposti: Berlusconi faceva politica per proteggere e favorire sé stesso e, per lui, il bene pubblico discendeva da quello privato, costituito dalle sue imprese, denari, protezioni dalla giustizia.
Prodi la faceva per il bene comune e da questo discendeva per lui quello privato, fatto di legittima gratificazione e ambizione personale. Anche la differenza tra Burlando e il suo successore Toti è più negli scopi che nella pur diversa abilità: lo si apprezzasse o meno, Burlando legava il suo successo a quello della Liguria del lavoro e qui finivano le sue ambizioni; per Toti da qui cominciano per arrivare a Roma e alla direzione del suo partito.
La Liguria è la base e il mezzo per le sue strategie e aspirazioni nazionali.
Insomma, lo scopo per cui una persona si impegna nella cosa pubblica a lui affidata non è meno importante delle sue capacità.
Se lo fa, come è stato il caso di Borzani, per il successo dell’istituzione, è un conto, se lo fa per il proprio successo o addirittura per il proprio tornaconto personale, è un altro.
Anche lo stile della persona è importante. Io sono sicuro che Beppe Grillo si è dato alla politica per ragioni pulite e generose, ma se ha esortato la gente alla rivolta della volgarità beffarda e non a quella della responsabilità civica lo si deve probabilmente al suo stile personale e a quello del suo mestiere di comico, più incline alla beffa che alla riflessione.
Se ha favorito nei suoi militanti più la presunzione del giudizio sparato sul web che l’umiltà del dubbio e dell’informazione accurata è forse perché da una vita è abituato a condensare problemi, ragionamenti, casi complessi nella rapidità fulminea ma superficiale di una battuta. Lo stile può stravolgere anche gli scopi più lodevoli, come è successo a Renzi, incapace di resistere al successo di un applauso e di un’arguzia, anche a costo di perdere i confronti in cui aveva tutte le ragioni dalla sua.
Per restare nella nostra piccola dimensione locale, Bucci, che lavora con indubbio impegno per il Comune, gode, per ora, quasi solo del vantaggio che gli viene dalla diversità del suo stile personale da quello di Doria; la sua grinta e le sue grida da decisionista fanno apparire decisioni operative anche quelle che continuano, come sempre a Genova, a rimanere solo intenzioni e progetti, a far passare per soluzioni quelle che sono soltanto gli ennesimi rinvii, facilmente imputati fino a un anno fa al titubante e riservato Marco Doria.
Insomma, le persone sono importanti, più che mai oggi, quando si hanno partiti personali e personalizzazione spinta della politica, altro omaggio all’Italia del nefasto Berlusca, vera e purtroppo non esaurita fonte di tanti nostri guai.
Il lungo applauso a Borzani da parte del folto pubblico che assisteva all’inaugurazione della Storia in Piazza dimostra che la gente lo sa e, alla fine, sa ancora riconoscere e distinguere le persone e il loro valore.