Genova

Genova ricorda Adamoli, sindaco e partigiano

Domenica 29 e lunedì 30 luglio in Valbisagno

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Il disegno della locandina lo ritrae con un impeccabile gessato, il sorriso aperto, appoggiato a un mitragliatore a ricordarne gli anni da militare e da partigiano, e un fiore all’occhiello al cui centro spiccano la falce e martello del simbolo comunista. A raccontare le tante vite di Gelasio Adamoli, “antifascista, partigiano, sindaco, giornalista, deputato, senatore, amico del popolo”: le tappe di una lunga vita conclusasi giusto quarant’anni fa, il 30 luglio del 1978. E al funerale in piazza De Ferrari non mancò la musica, a segnalarne l’ultimo, prestigioso incarico, quello di sovrintendente del Carlo Felice.

Ed è un altro appassionato testimone del tempo, l’ex partigiano e animatore culturale Giordano Bruschi, ad aver promosso gli eventi in ricordo di Gelasio Adamoli, domenica 29 e lunedì 30 luglio in Valbisagno, un luogo non casuale, dove si trova anche la strada a lui intitolata, a poca distanza da quelle “case di Adamoli”, i palazzi di piazzale Adriatico, lungobisagno Istria e Dalmazia, che da sindaco volle far costruire per ridare una casa ai tanti sfollati delle case bombardate nel centro storico, e ai profughi istriani.
Domenica mattina alle 11 al Tempio Laico di Staglieno “Un garofano rosso per il partigiano ‘Secondo’” e lunedì alle 17.30 proprio sotto una targa di via Gelasio Adamoli, a rimarcare l’intitolazione voluta nel 1984 dall’allora circoscrizione di Molassana, sono i primi appuntamenti; quello conclusivo è il 25 settembre, nel 75° della battaglia partigiana di Bosco Matese, sulle montagne d’Abruzzo, di cui Adamoli fu uno dei principali protagonisti. Le iniziative sono state organizzate in collaborazione con la famiglia Adamoli, la fondazione Ds, Circolo 7 Novembre, Anpi Ansaldo, Circolo Sertoli, Fondazione Logos e i figli di alcuni compagni di vita, politica e partigiana, dell’ex sindaco: Enrica Canepa figlia di “Marzo”, Adriana Antolini, Paolo Serbandini.

Gelasio Adamoli era nato il 30 marzo del 1907 a San Potito Ultra, in provincia di Avellino, ma visse l’infanzia e la prima gioventù a Teramo, dove il padre Vincenzo fondò la sezione locale del Pci clandestino, a cui Gelasio aderì nel 1926. Si trasferì a Genova per studiare Economia e commercio, e iniziò a lavorare alla Cassa di Risparmio; tenente di artiglieria durante la guerra, all’8 settembre scelse la lotta partigiana insieme al fratello Altobrando, prima in Abruzzo – la battaglia di Bosco martese, appunto il 25 settembre del 1943, fu il primo scontro militare tra partigiani e tedeschi in Italia – poi a Genova, a capo delle Sap; arrestato, non venne fortunatamente riconosciuto come uno dei capi resistenti, e fu scarcerato il 25 aprile 1945, venendo poi nominato vicequestore. Ma è nel 1948 che diventa sindaco, sostituendo Giovanni Tarello eletto due anni prima; in consiglio comunale era entrato con 26 mila voti, con un Pci primo partito al 38,8%. Sarà, fino al 1951, il sindaco della ricostruzione, e non saranno anni facili. Nel 1951 non è più sindaco, ma il suo prestigio politico –resta capogruppo Pci a Tursi – è immutato, e benché le contrapposizioni siano aspre c’è spesso la possibilità di un’intesa sulle scelte urgenti con l’allora sindaco dc Vittorio Pertusio. Sono anche gli anni in cui è direttore dell’edizione ligure dell’Unità, che lascerà nel 1957, poco prima della prima esperienza parlamentare (deputato dal 1958, senatore dal 1963) che si concluderà solo a metà degli anni ’70; nel 1977,