Genova

Truffa dei rimborsi, la Lega scarica Belsito

Gli avvocati del Carroccio presentano querela di parte per l’appropriazione indebita contro l’ex tesoriere

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A sorpresa, quasi a prendere le distanze da Francesco Belsito, la Lega Nord presenta querela contro l'ex tesoriere sull'appropriazione indebita. L'avvocato Roberto Zingari, arrivato a Genova per incontrare i magistrati che si occupano dell'inchiesta sulla truffa da 49 milioni di euro, ieri è salito al dodicesimo piano di Palazzo di Giustizia, appunto depositando l'esposto alla cancelleria della Corte d'Appello.
La notizia dell'avvenuto deposito non è smentita dal procuratore capo: "Penso che non sia un mistero " , precisa Francesco Cozzi. La conferma giunge dallo stesso avvocato milanese, ingaggiato da Via Bellerio perché specializzato in reati penali economici contro la pubblica amministrazione.
 
Ora la partita si gioca in appello, dove Belsito, già condannato in primo grado con Umberto Bossi e tre revisori dei conti, oltre a rispondere di truffa ai danni dello Stato, è l'unico imputato di appropriazione indebita. E adesso la Lega può chiedere conto all'ex tesoriere di quei soldi. Inoltre, il passaggio dei difensori del Carroccio evita che l'ex portaborse del parlamentare Maurizio Balocchi, diventato sottosegretario alla Semplificazione nel quarto governo Berlusconi, sia prosciolto in assenza della querela di parte: della vittima della truffa, appunto Via Bellerio. Va ricordato che prima della Riforma- Orlando per alcuni reati la Procura procedeva d'ufficio. Dopo, il decreto legislativo ha ampliato " l'istituto della procedibilità a querela di parte, estendendola anche ai reati contro la persona e contro il patrimonio, che si caratterizzano per il valore privato dell'offesa...".
 
Aldilà dei risvolti penali che questo passaggio potrebbe avere, la denuncia di Matteo Salvini - non l'ha fatto nel processo di primo grado - diventa un caso politico non di poco conto. Ma è anche un messaggio ai magistrati che danno la caccia ai 49 milioni di euro dei rimborsi elettorali fasulli ottenuti tra il 2008 e il 2010. Truffa portata avanti da Bossi e Belsito, come ha stabilito il tribunale di primo grado. La querela dal punto di vista mediatico equivale a dire "se volete recuperare i soldi, cercateli a Belsito che se n'è appropriato".
 
È una mossa accolta positivamente dai magistrati titolari dell'inchiesta ( pm Paola Calleri e procuratore aggiunto Francesco Pinto) e potrebbe avere i suoi effetti in Corte di Appello, dove è già iniziato il processo. Sopratutto perché Salvini e gli altri imputati sperano in un cambio di rotta rispetto al primo grado. A maggior ragione sulla caccia ai 49 milioni, per i quali oltre a Belsito, Bossi, i tre revisori Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi, è chiamata anche la Lega a risarcire Camera e Senato. Tra l'altro la Cassazione ha stabilito che i soldi potranno essere cercati anche nelle somme che in futuro entreranno nella casse del partito (finora sono stati trovati solo poco più di 3 milioni); i milioni possono essere cercati, " per equivalente", direttamente nei conti dei condannati. Tant'è che il sostituto procuratore generale, Enrico Zucca, in appello ha chiesto la conferma della confisca delle somme, anche per alcuni reati già prescritti ( sulla confisca non si applica la prescrizione). Zucca, inoltre, ha chiesto la condanna a 1 anno e 10 mesi di reclusione per l'ex segretario Bossi ( in primo grado 2 anni e 6 mesi). Per gli ex revisori Sanavio e Turci 2 anni di reclusione; per Aldovisi 1 anno e 3 mesi. Per Belsito ( in primo grado 4 anni e 10 mesi) il pg, invece, si è riservato di concludere, in attesa che appunto la Lega di Salvini presentasse la querela prima della scadenza dei termini, prevista per i primi di settembre.