Genova

I collegamenti con la Liguria del killer di Marsiglia

Il fratello del terrorista intercettato il 4 ottobre scorso nella nostra regione

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Oggi rinchiuso in carcere a Ferrara, a breve estradato in Francia, lo scorso 4 ottobre Anis ha attivato una scheda telefonica in terra ligure. Appena tre giorni dopo che il fratello accoltellasse le cugine Laure e Marianne.

Al momento non risulterebbero contatti con estremisti stanziati nel territorio, ma le indagini della Digos e del Ros sono ancora in corso. Gli investigatori vogliono capire se l'uomo, una volta uscito dalla Francia, possa essere stato ospitato da qualcuno a Ventimiglia o addirittura a Genova, prima di raggiungere Ferrara.

Anche perché le "reti" capaci di offrire protezione o semplicemente basi logistiche non mancano. Il sottobosco jihadista in Liguria è vivo. Quindici fondamentalisti sono stati schedati dal Ministero dell'Interno e dal pm Federico Manotti (pool antiterrorismo della Procura di Genova). Sono divisi in tre gruppi, i più pericolosi quelli presenti tra il capoluogo ligure, l'Albenganese e fra Ventimiglia e Sanremo.

Tant'è che lo scorso 13 settembre a Genova il giudice Roberta Bossi ha condannato a sei anni di carcere Sakher Tarek, algerino di 34 anni, accusato con altre tre persone di fare parte di una cellula jihadista operante tra la Liguria e Brescia. Stessa pena per Hossameldin Abdelhakim, egiziano di 43 anni, mentre il fratello, il trentaseienne Antar, è stato condannato a cinque anni. Nel primo processo per terrorismo islamico celebrato in Liguria, secondo l'inchiesta del pm o Manotti e le indagini del Ros di Genova e della Digos di Brescia si tratta di "soggetti pienamente inseriti nel contesto dell'Isis... tanto da chiedere appunto la formula del giuramento al Califfato".

La Liguria non è solo confine con la Francia, ma anche crocevia naturale, attraverso il porto di Genova, di traffici e attività illecite. Il 22 luglio scorso è stato arrestato in Francia, a Villefranche-Sur-Saône, a pochi chilometri da Lione, un 27enne libico con una pistola mitragliatrice e un machete nascosti a bordo del fuoristrada su cui viaggiava.

Il sospetto degli investigatori francesi e italiani è che quell'arma fosse destinata a frange radicalizzate del terrorismo islamico, cellule presenti Oltralpe ma che si muovono tra Liguria e Piemonte. Il nordafricano arrestato risulta transitato dal porto di Genova almeno tre volte negli ultimi 12 mesi: la prima nel dicembre 2016, le altre due a gennaio scorso. Passaggi monitorati e ricollegabili alla cellula islamista, radicalizzata, che avrebbe appoggio logistico nei vicoli del capoluogo ligure. Sopratutto con Mohamed Naji, l'imam marocchino che coordina il centro di preghiera di via Castelli, a Sampierdarena, ed ha svolto attività anche nella moschea di vico Amandorla, in Centro Storico. Da qui l'inchiesta transnazionale delle procure antiterrorismo di Lione e di Genova.