Il profilo giusto
Il Milan versione avanti Montella è una squadra che con Mihajlovic prima e Brocchi poi non riesce a conquistare la Coppa Italia, venendo fermata soltanto da una rete di Morata ai tempi supplementari. E così, anche quello che pareva il primo tassello di una lunga risalita viene cancellato. E’ tempo di rifondazione, ma non soltanto da un punto di vista tecnico: l’estate 2016 è soprattutto l’ultima dello storico asse dirigenziale formato da Berlusconi e Galliani. Una fase transitoria, tuttavia, che non permette ai rossoneri di imbastire un mercato importante: arrivano Lapadula e Gomez, poi Mati Fernandez e Pasalic in prestito e i rientri di Paletta e Suso. Il summit dei vertici rossoneri, vecchi e nuovi, produce tre nomi diversi per la guida tecnica: le idee di Giampaolo caldeggiato da Galliani, la continuità di Brocchi voluto da Berlusconi e l’internazionalismo di Montella, proposta della componente cinese. E sarà quest’ultima a prevalere nella scelta, trovando peraltro la massima disponibilità da parte dell’allenatore, che già l’anno prima sembrava pronto a ricevere la chiamata del Milan. C’è proprio lui, Montella, dietro il vero colpo: la permanenza di Suso, che viene visto come il nuovo fulcro su cui far girare tutta la squadra, nonostante l’offerta del Celta Vigo. E’ una squadra senza gloria, ma tutto cuore, che si compatta, si riscopre in più momenti della stagione. I primi mesi della gestione regalano soddisfazioni impensabili: i rossoneri si portano a ridosso della vetta della classifica e superano le aspettative. L’ascesa di Locatelli, protagonista delle diapositive più belle sino a quel momento (la rimonta folle sul Sassuolo da 1-3 a 4-3 e il gol decisivo alla Juve), incarna la rivoluzione. L’infortunio di Montolivo obbliga l’allenatore a compiere delle modifiche e quindi la decisione di puntare su di lui e Pasalic per rimettere in piedi un centrocampo privato del suo faro.