Napoli e Salvini, un nuovo rapporto da costruire sui fatti

di Francesco Durante
Mercoledì 3 Ottobre 2018, 08:00
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«Bisogna avere buona memoria per mantenere le promesse», diceva Nietzsche. E gli abitanti del Vasto, e tutti i napoletani, al di là del bene e del male, si augurano che il vicepremier Salvini abbia buona memoria.

Ieri, per buona misura, hanno iniziato a riconciliarsi con lui, tributandogli applausi a scena aperta persino dai balconi, e mostrando così di essersi messi dietro le spalle antiche e pesanti offese sue e del suo partito (che, al contrario, nei dintorni del Plebiscito gli sono state polemicamente rinfacciate). Che cosa ha fatto Salvini? Ha fatto alcune promesse: pugno duro contro la camorra (che fa schifo: non male sentirselo dire, chiatto e tunno e senza giri di parole, da un uomo del governo) e ovviamente anche contro l'immigrazione clandestina; l'impegno a partecipare in novembre, ancora a Napoli, al comitato per l'ordine pubblico; l'arrivo di 150 nuove unità delle forze dell'ordine (non moltissimo ma meglio di nulla) e ancora altri interventi, tra i quali spicca l'idea, piuttosto interessante, di provare a bonificare un quartiere-campione nel quale far tabula rasa di ogni illegalità, sperando che poi, magari, quel quartiere possa contagiare gli altri quartieri che gli stanno vicino. E poi ancora ricordando come la lotta, di lungo periodo, alla criminalità organizzata si combatte anche a scuola, arrestando la piaga della dispersione scolastica. Dobbiamo però subito far notare, gentile ministro, che nella manovra, in fase di faticosa gestazione, tra le tante maggiori risorse annunciate per l'istruzione non vi è traccia.

Naturalmente, non è la prima volta che a Napoli si sentono promesse di questo tenore. Le ultime (di un collega di Salvini, l'allora ministro dell'Interno Minniti, anche lui stimato da una larga parte di italiani per ragioni di determinazione e concretezza) riguardavano fra l'altro l'eliminazione della piaga dei motorini fuori legge, un bubbone talmente evidente da costituire una inaccettabile umiliazione per le istituzioni e per i tutori dell'ordine, anche se in città pare che non si scandalizzi nessuno; quei motorini che possono fare qualsiasi cosa ed essere montati senza casco a tre e a quattro e inoltrarsi indisturbati tra zone pedonali e sensi vietati. Salvini, drastico, ha promesso che i motorini sequestrati, finora conservati anche per una dozzina d'anni nei depositi comunali (i quali anche per questo motivo sono pieni zeppi e non hanno spazio), d'ora in poi verranno tenuti solo per due mesi, al termine dei quali verranno distrutti. Wow!

A suo tempo, questo giornale non aveva certo risparmiato critiche all'onorevole Salvini soprattutto per la sua sciagurata partecipazione al già evocato coro sui napoletani che puzzano e mettono in fuga pure i cani: roba da metterlo sullo stesso piano di un ultrà della Juve, lui che invece tifa Milan. Oggi, al cospetto del suo nuovo atteggiamento più nazionale, il giornale di Napoli non può che far notare la nascita di un rapporto nuovo, sospendere il giudizio definito e attenderlo alla prova dei fatti. Ricordando magari, con il drammaturgo romano Publilio Siro (che tra l'altro era un liberto e veniva per l'appunto dalla Siria, condizioni che in qualche modo paiono richiamare quelle di tanti migranti), che dove regna l'onore la parola data sarà sempre sacra. Certo: i politici fanno le promesse, ma poi magari i governi non hanno vita abbastanza lunga per mantenerle (all'ottimo Minniti è successo proprio questo). Però una cosa resta fuori discussione: che anche in un'epoca in cui da tutto ciò che è stato detto oggi è possibile dissociarsi già a partire da domani senza che alcuno registri la contraddizione, compito di chi sta al timone dovrebbe restare quello di mantenere gli impegni presi, e in particolare quelli che riguardano la vivibilità minima delle persone. Se Salvini saprà essere protagonista di una simile rivoluzione del costume politico, se cioè saprà far vedere a tutti, coi fatti, che una nuova strada è stata imboccata, Napoli, soprattutto quella che ha sete di legalità e rispetto delle regole, saprà dargliene atto al di là di ogni riserva ideologica. È una sfida tutt'altro che semplice e, anzi, quasi temeraria. Ma è di quelle che, se vinte, possono dare il tono a un'intera stagione politica.
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