Il Pd è primo partito, anzi no è secondo: ecco come si decriptano i sondaggi

L'aula di Montecitorio
di Diodato Pirone
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Venerdì 1 Dicembre 2017, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 13:10
Le elezioni politiche si avvicinano ma uno degli strumenti più interessanti per decriptarle sta già perdendo gran parte della sua utilità. Stiamo parlando dei sondaggi o, meglio, dei sondaggi  che vengono resi pubblici su giornali e tivvù. Per capire quello che sta succedendo basta riferire le ultime novità dal fronte elettorale: ieri un sondaggio ha assicurato che il Pd è tornato ad essere il primo partito italiano con circa un punto di vantaggio sui 5Stelle, stamattina qualcuno ha diffuso la "media degli ultimi sondaggi" per spiegarci che il Pd è il secondo partito a distanza di circa due punti dai 5Stelle.

Non è questa la sede per stabilire chi ha ragione. Né francamente la cosa avrebbe senso scientifico poiché, è noto, i sondaggi fotografano la realtà del giorno prima che è già cambiata quando vengono letti.

Il punto è un altro: la strana coincidenza ci dice che in campagna elettorale i sondaggi vanno presi ancora di più con le molle. Non solo perché molte delle case che diffondono i sondaggi hanno contratti di lavoro con i vari partiti ma anche perché spesso i lavori diffusi sono di qualità assai criticabile. Un esempio? Nelle scorse settimane il Pd è stato dato in calo un po' da tutti. Ma nessuno ha spiegato che il calo del consenso verso un partito che perde una elezione, come è accaduto al Pd in Sicilia, è assolutamente fisiologico in tutto il mondo. Il fenomeno si chiama "band wagon", ovvero corsa verso il vincitore o abbandono dello sconfitto. L'effetto dura una ventina di giorni.

Ma c'è di più. La lettura dei dati disponibili viene fatta spesso in modo assolutamente meccanico con risultati talvolta imbarazzanti. Nelle scorse settimane è accaduto che un istituto di ricerca abbia attribuito ai 5Stelle la possibile conquista alle prossime elezioni di ben 17 seggi maggioritari in Sicilia che poi si sono ridotti a soli 7 seggi appena 15 giorni dopo. Si tratta di risultati offerti da modelli matematici applicati bovinamente e che valgono meno della carta sui quali sono stampati.

Cosa si può fare per difendersi senza smettere di leggere i sondaggi che pure qualcosa possono indicare come ad esempio chi è primo fra Forza Italia e Lega nella corsa alla leadership del centrodestra?
Essenzialmente due cose.

La prima: leggere con un po' d'attenzione l'evoluzione dei dati dei singoli partiti. Vi accorgerete che spesso ai partiti più grandi vengono attribuiti salti anche di due punti da una rilevazione all'altra. In questo caso si tratta di sbandate dovute a rivelazioni sbagliate e poco attendibili.

La seconda: parametrate i dati alla legge elettorale di turno. Esempio: in Sicilia c'era il voto disgiunto, cioè si poteva votare per il candidato presidente di un partito e per una lista collegata ad un altro partito. Questo meccanismo portava in alto il candidato dei 5Stelle, Cancelleri, ma non quello del suo partito. Dunque molti sondaggi davano i 5Stelle al 35% quando invece la lista era al 25%. Come è puntualmente accaduto quando sono stati conteggiati i voti veri. Attenzione alla disonestà intellettuale dei politici che puntano a presentare il loro bicchiere come mezzo pieno anche quando è mezzo vuoto. Per capirci i 5Stelle in Sicilia partono dal 25% per le prossime elezioni politiche e sono secondi, rispetto alle coalizioni, in tutte le province siciliane. Dunque si segnala una loro difficoltà a conquistare qualche seggio maggioritario nell'isola nella quale sono abbondantemente primi come lista.

Questa "lezione" è utilissima per le prossime elezioni. La legge Rosato, com'è noto, favorisce le coalizioni ma ha due grosse novità che ancora pochi conoscono: il 37% degli eletti sarà scelto in collegi maggioritari quindi sulla base del proprio nome più che del simbolo del partito, inoltre le liste piccolissime che prenderanno meno dell'1% dei voti saranno escluse dai conteggi anche se in coalizione.

Questi meccanismi renderanno parziali anche i sondaggi più precisi. I sondaggisti infatti chiedono alla gente per quale partito "voterebbero" ma non per quale candidato, né possono calcolare con precisione quante liste, fra le più piccole, supereranno l'1%.

Insomma, leggeteli pure i sondaggi ma leggeteli bene per conto vostro e senza dare credito a chi li strombazza per pura propaganda.
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