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Polunin, il ballerino “cattivo” sullo schermo

Da domani l’artista ucraino protagonista al cinema del documentario biografico “Dancer”

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MILANO. «Il video di 'Take Me to Church' è stato l'inizio di un nuovo viaggio» dice l'astro del balletto Sergei Polunin, ieri in scena a Parma con ’Satori’, il primo spettacolo nato dal Project Polunin, e da domani nei cinema italiani con il documentario biografico 'Dancer'. Quando era primo ballerino del Royal Ballet di Londra, a soli 19 anni, Polunin si era guadagnato la fama di “bad boy” per l'uso di droghe, i tatuaggi, le scarnificazioni e le feste finché, all'apice del successo, aveva abbandonato il corpo di ballo. La seconda parte della sua vita è iniziata nel 2013, quando ha interpretato il video di 'Take Me to Church' dell'irlandese Hozier, diretto da David La Chapelle. Aveva deciso di abbandonare la danza per fare l'attore, ma quell'esperienza lo ha riportato al balletto in un modo nuovo, «trasformato, più focalizzato, ho iniziato - racconta - ad ascoltarmi».

Quando era a Londra, dove era arrivato dall'Ucraina a 13 anni, entrando nella Royal Ballet Academy grazie a una borsa di studio della Fondazione Nureyev, «quello che desideravo di più era essere libero, libero di viaggiare, di fare altre esperienze, di creare nuove compagnie». Un desiderio che ha realizzato un poco alla volta, anche grazie ai 23 milioni di visualizzazioni del video di LaChapelle, che hanno fatto conoscere il suo nome anche fuori dalla cerchia di appassionati di balletto. A LaChapelle si sente talmente legato che si è fatto tatuare le sue iniziali e lo ha chiamato a collaborare alle scene di ’Satori’. Per la prima volta, inoltre, si misura con la coreografia, una novità per il ballerino ucraino.

Lo fa nel balletto che dà il titolo - quanto mai simbolico - al primo spettacolo del suo Project Polunin, con cui ha realizzato il desiderio di produrre nuove creazioni coreografiche grazie alla collaborazione tra ballerini, coreografi, musicisti e artisti provenienti da diversi ambiti. «’Satori’ mi sembrava un bel messaggio da passare agli spettatori perché - spiega - parla di risveglio e presenza, che sono il segreto della vita. È un termine buddista, io non sono buddista, ma credo che ci sia una grande saggezza in questa religione. Se sei presente e continui a credere e a lavorare su questo concetto ti accorgi che non vuoi più ripetere sempre gli stessi errori».

Un percorso di scoperta di se stesso, quello di Polunin, che è approdato anche al cinema. Dopo il debutto dello scorso anno con il film 'Assassinio sull'Orient Express' di Kenneth Branagh, il 28enne ucraino quest'anno sarà nelle sale con il thriller di Francis Lawrence 'Red Sparrow', in cui recita al fianco di Jennifer Lawrence, e 'The White Crow' di Ralph Fiennes, dove interpreta un altro grande ballerino russo, Yuri Soloviev, morto suicida a 37 anni, «un essere umano e un ballerino eccezionale».



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