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«La parola Foibe nessuno la conosce»

Nel 1999 presentò a Trieste il libro in cui affrontava temi controversi fuori dalle ideologie

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«Il buco nero è rimasto. Nell'enciclopedia più diffusa d'Italia la parola “foibe” è descritta solo come “sorta di dolina molto diffusa in Istria”. Nei libri di scuola dei miei nipoti, anche lì niente, due righe appena. Ecco perché ho scritto questo libro».

Così Arrigo Petacco disse nel novembre del 1999 in un’intervista a Paolo Rumiz. In quei giorni Petacco era a Trieste per presentare il suo ultimo libro “L'esodo. La tragedia negata degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia” (Mondadori). Il libro di lì a poco sarebbe diventato il testo simbolo di una storia finalmente divulgata a livello nazionale, indicando precise responsabilità su chi e perché aveva avuto gioco a stendere un velo di oblio sull’esodo dei giuliano dalmati e sulle foibe. «Credo - disse Petacco nell’intervista - che dietro ci siano molte responsabilità da nascondere. Non solo quelle del Pci. Anche di altri. Nel '45 il nostro governo si è battuto più per riavere la Libia che per riavere l'Istria». Nel suo libro Petacco non nascondeva le responsabilità politiche: «Senza dubbio politica fu la scelta di parlar più della Risiera che delle foibe. La mia - sottolineò allora - è solo la constatazione di uno che vive lontanissimo dal vostro mondo. Io sono ligure, in questa storia non ho rancori, non ho ricordi, non ho voglia di vendette. Sono estraneo alla tragedia». Era il 1999, e allora Petacco fu uno dei primi autori ad ampia divulgazione a confrontarsi con la questione dell’esodo cercando non solo di tenersi lontano dalla ideologie correnti, ma anche di smantellarle. Negli anni in cui infuriava la guerra nella ex Jugoslavia, f u tra i primi a capire che il vento stava cambiando anche per la memoria storica, e che era arrivato il momento di tirare fuori certi scheletri dagli armadi. «Finalmente - affermò Petacco riferendosi a quanto stava accadendo nei Balcani - qualcuno ha capito che quelle di allora (nel dopoguerra, ndr) furono prove tecniche di pulizia etnica. Etnica, insisto col dire: non politica, anche se è stata gabellata come una lotta fra comunisti e fascisti. Tanto è vero che furono ammazzati anche molti partigiani italiani».

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