In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

«Siamo animali che amano»

La filosofia dei fenomeni pop nell’ultimo libro di Pierpaolo Marrone

2 minuti di lettura

Dopo “Pop-Ethics” è la volta di “Pop-Sophia. 12 ingressi (senza omaggio) alla filosofia” (Mimesis, pag. 162, euro 16,00) di Pierpaolo Marrone, docente di filosofia morale all’Università di Trieste. Il libro viene presentato oggi, alle 18, alla Libreria Lovat di Viale XX Settembre (utimo piano palazzo Oviesse), da Giuseppe Battelli e Paolo Pichierri. Dentro ci troviamo capitoli che esaminano i più popolari fenomeni sociali dell’epoca, che siano le morbosità delle nuove pratiche sessuali fino a questioni di ordine politico, non senza capitoli che propongono curiosi paralleli come teologia e Depeche Mode. O Descartes e pop art. Insomma, non si tratta di “motori primi” o “noumeni”, anche se Kant viene spesso chiamato in causa. Ma perché è importante la filosofia si occupi (anche) di fenomeni pop? «Perché la filosofia – spiega il filosofo – è uno sguardo gettato sul presente. Le questioni della filosofia riguardano il nostro essere umani (prima tra tutte: come devo vivere?), ma il modo nel quale queste interrogazioni vivono è la contemporaneità, caratterizzata dai fenomeni della cultura pop, dove ci sono problemi che la filosofia non ha mai smesso di affrontare (la violenza, il sesso, l’immortalità, la bellezza). Hegel diceva che la filosofia è il proprio tempo appreso nel pensiero. Aveva ragione: una filosofia che non si interroga sul presente tradisce la sua vocazione».

Lei scrive che è l’imperfezione a fondare la nostra superiorità. Ce lo spiega?

«Quando guardo la mia gatta non posso fare a meno di pensare che sia perfetta in tutto ciò che fa. I suoi desideri sono delimitati dalla sua struttura naturale. Noi siamo un intreccio inestricabile tra natura e volontà di potenza tecnica. Ci è concessa la capacità di immaginare di superare i nostri limiti. Le direzioni che può prendere questo intreccio non sono prevedibili, ma a noi umani è consegnato il destino di trascendere la condizione naturale. Un destino che non condividiamo con nessuna altra specie animale conosciuta».

Ci sono diversi capitoli che fanno riferimento all’amore, però in una prospettiva destrutturante, quasi fosse un processo puramente biologico…

«L’amore è di per sé destrutturante. Ridisegna i confini, ci proietta fuori di noi, limita il nostro narcisismo, ci fa capire, se ne abbiamo una comprensione sana, che siamo fasci di relazioni e non individui isolati. Le neuroscienze ci stanno dando una visione ben più profonda di tanti romanzi di che cosa l’amore sia. Il rilascio di sostanze dopanti nel nostro organismo, l’attivazione di ormoni che stimolano la cura e l’affetto, l’attivazione di alcune aree del nostro cervello e lo spegnimento di altre ci disegnano come quegli esseri naturali che siamo».

E David Bowie, a cui dedica un capitolo, cosa ha a che fare con la filosofia?

«David Bowie ha scritto una canzone – “Station to Station” – dove parla di Europa, una parola della quale ci riempiono ossessivamente le orecchie. Bowie parla della mistica del nazionalismo, che si nutre di simbologie che trasmettono una falsa profondità, mentre nascondono semplicemente l’ossessione per la paura di chi è diverso da noi».

C’è inoltre un bel parallelo tra Lutero e i Depeche Mode.

«La musica dei Depeche Mode è del tutto incomprensibile senza alcune dottrine della teologia di Lutero: la tua radicale natura di peccatore che ti condanna allo scacco e all’errore, il fatto che non è quello che fai che ti salva, ma la tua relazione personale con il Cristo. Non intendo sostenere che i Depeche Mode hanno una conoscenza diretta della teologia protestante, ma che il loro rock elettronico dalla teologia riceve una comprensione maggiormente adeguata».



I commenti dei lettori