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Da Trieste il “logo” Vaticano-Biennale

Firmata Tassinari l’identità visiva dell’esposizione

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Nel bosco dell’Isola di San Giorgio Maggiore, che si trova alle spalle della chiesa del Palladio e guarda verso la laguna immobile e silente, la 16.a Biennale di Architettura di Venezia offre una sorpresa: è il padiglione a cielo aperto della Santa Sede che, dopo le prime esperienze del 2013 e 2015 alla Biennale Arte, è presente quest’anno per la prima volta alla Mostra Internazionale di Architettura con un coup de théâtre sobrio e notevole al tempo stesso, consono all’atmosfera meditativa e di pace del luogo. Il progetto, ideato dal Francesco Dal Co, s’intitola “Vatican Chapels” e vede la partecipazione di dieci architetti, invitati a ideare e costruire all’interno dell’area alberata altrettante cappelle, che vi sono state realizzate da importanti imprese del settore, «senza alcun riferimento ai canoni comunemente riconosciuti», come suggerisce Dal Co. Sotto il profilo della comunicazione l’iniziativa viene sintetizzata ed espressa attraverso una linea verticale leggermente obliqua, di colore nero, che - idealmente - da terra sale verso il cielo: è l’efficace logo che connota anche l’identità visiva, la comunicazione e il catalogo relativi al padiglione, affidati allo Studio Tassinari/Vetta di Trieste e curati da Paolo Tassinari con Fabio Furlanis e Maddalena Piana. «L’identità visiva di Vatican Chapels - precisa Tassinari, Compasso d’Oro 2011 - si struttura intorno a un segno molto semplice, dinamico, che collega un percorso terreno, attraverso il bosco dell’isola di San Giorgio, a un percorso spirituale, tra l’uomo e l’immanente». Fulcro di questo raffinato lavoro, che comprende anche T-shirt e shopper e la divertente “impaginazione” di un vaporetto in servizio nei mesi della Biennale, è però il catalogo. Uscito da Electa in edizione italiana e inglese, documenta in 372 pagine e numerosissime immagini a colori, attraverso una ricercata ed efficace scelta grafica, i luoghi e le opere, i contributi tecnici e le realizzazioni site specific degli architetti invitati a San Giorgio, tra cui incontriamo punte di diamante quali Norman Foster ed Eduardo Souto de Moura. Ma è firmato Tassinari anche l’allestimento grafico dello spazio introduttivo alle dieci cappelle, costituito dal padiglione Asplund. Cioè dalla Skogskapelle o Cappella della foresta, che è il punto di riferimento di tutto il progetto. Costruita nel 1920 dall’architetto svedese Erik Gunnar Asplund nel cimitero di Stoccolma, è stata ora rievocata nel bosco di San Giorgio da un suggestivo edificio in legno, per aiutare i visitatori a capire le ragioni e la scelta di tale opera architettonica quale motivo ispiratore. Una volta entrati, attraverso disegni e modelli dell’Asplund Chappel e vari testi, si ripercorre l’attività del grande architetto, sempre ispirato dalla natura e dalla cultura nordica, e la genesi stessa della Skogskapelle, ”luogo di orientamento, incontro e meditazione all’interno di una grande foresta” come la definì il progettista stesso, ma intesa anche come suggestione fisica del labirinto progressivo della vita.

«Non è la prima volta - ricorda Tassinari - che lo studio partecipa alla Biennale. Quello attuale è il secondo progetto d’identità visiva, dopo quello per la 50.a Esposizione Internazionale d’Arte, curata da Francesco Bonami nel 2003, per il quale avevamo curato il progetto d’identità e d’immagine coordinata complessivo. In quest’occasione siamo stati chiamati dal commissario, cardinale Gianfranco Ravasi, e da Dal Co. Il catalogo racconta anche la storia dell’isola di San Giorgio con gli interventi di Palladio, gli utilizzi successivi e la nascita della Fondazione Cini e si pone quasi come un manuale, una lezione di architettura».

«La difficoltà per noi - conclude Tassinari- è stata quella di lavorare in tempi molto brevi ma soprattutto in contemporanea alla costruzione delle cappelle”». Il volume è infatti costruito con una raccolta di materiali molto eterogenei e unificati da un approccio grafico e da una presenza cadenzata delle fotografie del realizzato. Ogni opera architettonica è infatti illustrata prima con i disegni, poi con le foto di cantiere e alla fine con quelle dell’opera completata: un progetto grafico ed editoriale particolare anche per la necessità di comunicare due marchi importanti come quelli del Consilio Pontificio per la Cultura e della Biennale.

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