In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

Quando Leonardo studiò la difesa contro i Turchi lungo l’Isonzo

Antonio Forcellino analizza la figura del grande inventore I giovani di Enrico Galiano alle prese con la vita difficile

2 minuti di lettura





Il legame tra Leonardo e il Friuli Venezia Giulia è un falso storico? Tutt’altro, dice Antonio Forcellino, restauratore e tra i maggiori studiosi europei del Rinascimento, che ha aperto la seconda giornata di Pordenonelegge presentando “Il cavallo di bronzo. Il secolo dei giganti” (HarperCollins), primo capitolo di una trilogia dedicata ai protagonisti dell’arte cinquecentesca e alla rivoluzione sociale al femminile, con grandi donne che accedono alla cultura ed espugnano i territori proibiti di diplomazia e teologia. «Progetti culturali legati a Leonardo possono collegarsi al suo studio dei problemi di penetrazione territoriale, in un momento di massima paura ai confini – suggerisce lo studioso -. Quando Leonardo scappa da Milano e si lega a Venezia, viene incaricato di analizzare i metodi di difesa della frontiera sull’Isonzo. I Turchi erano una minaccia incombente per l’Italia e il suo ruolo in questa fase merita sicuramente un approfondimento, che non ha nulla di pretestuoso».

Leonardo, genio divorato dalla molteplicità dei suoi interessi: la pittura, e poi i fluidi, la meccanica, l’anatomia, l’arte bellica. L’artista che comprese per primo l’effetto dei lumi secondari, che vide, e trasferì sulla tela, il riflesso del marmo illuminato dal sole sugli altri marmi. Grandezza e dispersione, ha detto Forcellino, di cui il cavallo di bronzo è la sintesi: imponente monumento equestre di sette metri commissionatogli da Ludovico il Moro, che si arenò prima su problemi tecnici insormontabili e, una volta ripensato il progetto, sulla mancanza della materia prima, utilizzata per i cannoni a difesa del ducato d’Este. Leonardo, un gigante per i posteri, un fallito per i suoi committenti politici, i cui disegni avevano bisogno di azioni rapide ed efficaci. Visionarietà e real politik, tema più che mai contemporaneo.

Secondo il ritratto appassionato di Forcellino, non mancano dunque i filoni su cui lavorare. E il più affascinante è senza dubbio l’universo dei rapporti umani creato da Leonardo. «L’uomo – ha spiegato – più sessualmente libero del Rinascimento. Non solo riuscì a coltivare relazioni emotive con altri uomini e ne venne ricompensato, ma fu insuperabile nel capire la psicologia femminile e restituirla nei ritratti. E nella donna non vide solo un’incubatrice, ma concepì il rapporto madre-figlio come fondante della creazione. Una visione, ancora una volta, oltre il limite, al punto che a Milano gli vennero proibite le sezioni anatomiche, perché le sue ricerche erano ritenute pericolose”»

Protagonista della giornata è stata anche la letteratura per l’infanzia e gli young adults, con Lisa Thompson, collaboratrice della Bbc e autrice de “L’imprevedibile caso del bambino alla finestra” (De Agostini) e il pordenonese Enrico Galiano, il prof i cui video hanno sfondato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook, al festival con il suo secondo romanzo, “Tutta la vita che vuoi” (Garzanti). Il protagonista della Thompson è Matthew, quindicenne affetto da disturbo ossessivo compulsivo, che non esce mai di casa ma osserva e registra le abitudini dei vicini, risultando decisivo per risolvere il caso di un ragazzino scomparso. «Matthew non è la sua malattia - ha detto la Thompson – ma è un adolescente in un momento cruciale di crescita, come tutti gli altri. Dalla sua condizione dovrà intraprendere un viaggio iniziatico verso l’età adulta, alleandosi con altri due coetanei e cercando con loro un dialogo attraverso le rispettive solitudini».

La fatica e la conquista di crescere. Ma anche la ricerca della felicità, quella che Galiano ha raccontato ieri agli studenti, spiegando i motivi – uno dei suoi personaggi ne ha 225 - per cui la vita merita di essere vissuta fino in fondo. «Nell’adolescenza il pensiero del suicidio comincia a comparire spesso – dice Galiano – ma può essere anche una forma di attaccamento alla vita, come se il cervello la elaborasse in questo modo. Non mi piace l’idea di dipingere i giovani apatici e senza scopo, io incontro spesso una grande passione che non riceve il dovuto ascolto». E il caso recente del ragazzino precipitato per un selfie estremo? «I social - commenta Galiano - sono una Ferrari messa in mano a chi non ha la patente, con cui andare a caccia di like, alzando sempre più l’asticella. Anche noi ci stendevamo in mezzo alla strada per vedere chi si alzava per ultimo, ma lo sapevano quattro amici. Adesso in un video ti vedono migliaia di persone. Il problema, però siamo noi adulti. Non sono i ragazzi a doverci educare ai social, ma viceversa». —



I commenti dei lettori