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La “Furland” di Tullio Avoledo è la piccola patria nel 2023 una fantasilandia senza stranieri

Esce con Chiarelettere il nuovo romanzo dello scrittore friulano, che gioca con la realtà distopica per raccontare una società dove tutto è immolato all’economia e a un distorto individualismo

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Friuli 1944. C’è una piazza, un campanile, un plotone di SS e la solita folla di curiosi che sta per assistere a una fucilazione. Situazione assolutamente realistica. Niente di sorprendente, per un romanzo storico. Quando però la firma è dello scrittore friulano Tullio Avoledo non possiamo essere certi che quello che leggiamo sia davvero quello che leggiamo, la distopia è dietro l’angolo e infatti si annuncia a breve. Quindi c’è una piazza, un campanile, un plotone di SS e «tutti gli occhi e le telecamere, gli smartphone e i droni» che puntano verso il campanile. Perché lassù c’è una figura nera, travestita da Zorro, che si lancia a volo sulla piazza.

Cosa c’entra con una fucilazione nazista? Di vero c’è che siamo in Friuli, o meglio, in una delle diverse “Attrazioni” di un settore del Friuli, la Kosakeland ’44. Non siamo nel 1944 naturalmente, ma in un’era post secessione 2023 e la terra in cui avviene tutto si chiama “Furland”, che dà anche il titolo all’ultimo romanzo di Tullio Avoledo (Chiarelettere, pag. 225, euro 16,50). Furland è la terra perfetta, niente miseria, niente migrazioni, niente malattie: «un posto decisamente migliore del caotico e multirazziale Friuli del 2023». Ma, come disse qualcuno: la Rivoluzione non è un pranzo di gala.



Per ottenere il “Furland” è stata necessaria una bella pulizia etnica, chiamata in codice “Anin a gris”, titolo di una poesia tra l’altro, un’operazione che consisteva nel rastrellare via dal Friuli chiunque non fosse friulano, realizzata dagli stessi cittadini. E siccome dopo le elezioni del 2023 l’ordine pubblico locale è pertinenza delle regioni, lo Stato non ha fatto molto. Insomma una guerra civile che si risolve con la battaglietta di Latisana, datata 4 giugno 2023. Conclusione: sette medaglie e tre vittime.

Il Friuli è territorio libero ormai. Libero di spendersi come vuole e l’Amato Leader, la testa dell’operazione, ha in mente una frase stravolta del filosofo Žižek, e un Friuli bucolico al punto giusto da sfruttare il passato, le antiche tradizioni artigianali. Ma non è così semplice, soprattutto se gli investitori sono stranieri. Per cui eccolo il vero Furland, una terra destinata esclusivamente a essere un parco giochi di Attrazioni, ogni città, paese, borgo ne ha una, da Trieste (votata a truccarsi da Impero) alla Udine longobarda. E gli orientali ne vanno pazzi, gli “Onorevoli Visitatori”.



Naturalmente il registro ironico è altissimo ma, come ogni distopia, pure quello metaforico. Ce lo insegnano Herbert, Womack, Dick. Il cuore del giallo è smascherare Zorro, il sabotatore delle “Attrazioni” della fantasilandia friulana.

A condurre le indagini è il protagonista, un dipendente dell’Amministrazione e un compare travestito da Hemingway, anche se il personaggio c’entra poco con il Friuli del ’44, ma si sa, tutto è sfruttabile al fine delle Attrazioni. Ben presto però ciò che sembra una messinscena, come una fucilazione, assume altri connotati, all’insaputa degli Onorevoli Visitatori che trovano gli atti di violenza decisamente realistici: teste che saltano e corpi che bruciano. Tutto accade davvero e la guerra civile – questa volta di friulani contro friulani – si complica. Pare di essere dentro a una puntata di “Black Mirror”.



Tutto è immolato all’economia, a un distorto individualismo dove è necessaria una vittima: il popolo. La distopia, così come il magistrale fantastico (da Carroll a Pullman), sono faccende di letteratura, hanno bisogno di un talento creativo in più, e Avoledo ci trascina dove vuole grazie alla lingua: fluida, chiara, soprattutto una voce personale, alimentata da una ricerca e infinità di letture alle spalle. Un libro dove il territorio in cui opera viene esaminato passando a setaccio storia e memoria, ciò che di buono e di cattivo propone, ma senza risposte definitive, così com’è la vita. Spesso è difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è, il bene viene incalzato dal male, dal vizio, dall’ingiustizia. In una lotta serrata, certo, ma anche in stretta complicità, in un conflitto privo di trionfi definitivi ma sempre teso ad alimentare la potenza di entrambi. “Furland” è uno strano miracolo economico, da “grandi balzi in avanti”, destinato a un labirintico fallimento. Più che altro storia, economia, politica, morale si coniugano così come i longobardi stanno insieme ai Pokemon e la fantascienza fa l’occhiolino a Palahniuk.

Ma è Avoledo appunto, l’impossibile è possibile. Ed il futuro non è altro che un passato in anticipo. In fondo nulla è così fantascienifico. Anche Brexit è a favore di una visione local-nazionalistica e Zuckerberg è un imprenditore privato che controlla lo spazio pubblico di milioni di vite. Insomma, oggi niente è più reale della distopia. —

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