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Centrodestra, il rebus Pirozzi nel Lazio complica le scelte in Fvg

Il trio Savino-Fedriga-Scoccimarro nella capitale a caccia di soluzioni per le regionali Dal ruolo del sindaco di Amatrice dipendono anche le richieste di Fdi su scala locale

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TRIESTE. Tutti a Roma. I tre leader regionali del centrodestra sono da ieri nella capitale per capire da vicino cosa stia succedendo al tavolo dell’alleanza. Lo stallo dura da giorni, sia in merito agli accordi sulle liste per le politiche sia per quanto riguarda il nodo delle regionali del Lazio, cui si collega la scelta per la presidenza del Friuli Venezia Giulia.

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I telefoni suonano a vuoto per tutta la giornata, perché Sandra Savino, Massimiliano Fedriga e Fabio Scoccimarro non vogliono diffondere informazioni che forse sono i primi a non avere, in una giornata cominciata coi postumi della sfuriata con cui Giorgia Meloni si è opposta all’indicazione del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, avanzata nella notte da Berlusconi e Salvini pur di chiudere la partita. Meloni continua a spingere Fabio Rampelli e le tensioni si riverberano subito in periferia: nonostante Pirozzi si sia detto vicino a Fdi, i patrioti non intendono intestarsene la candidatura. Se fosse lui a spuntarla, il Fvg diverrebbe la prima richiesta di Fdi nelle trattative, si dice negli ambienti locali del partito. L’ala destra dell’alleanza non ritiene insomma scontata la candidatura di Riccardo Riccardi e darebbe il placet solo se la spuntasse Rampelli.

In giornata tornano però a circolare voci secondo cui la Lega potrebbe anche cedere la casella del Fvg agli azzurri, ma starebbe cercando di ottenere che la scelta non cada sul candidato finora spinto dai berlusconiani. Non è un mistero che Fedriga prediliga un nuovo mandato a Roma, ma allo stesso tempo il Carroccio non è convinto del profilo di Riccardi, ritenuto non in grado di sviluppare un valore aggiunto che si sommi ai voti dei partiti. Su chi possa essere l’alternativa è però buio fitto e le aperture di Fedriga su Sergio Bini sembrano più che altro di prammatica, tanto più che tutto si deciderà a Roma. A surriscaldare il clima, c’è pure il fatto che i salviniani continuino a lavorare affinché la scelta del candidato del Fvg sia presa dopo le politiche.

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La Lega vorrebbe attendere il voto per misurare i rapporti di forza sul territorio, ma anche per vedere cosa succederà dal 5 marzo. Al di là delle dichiarazioni di facciata, nel Carroccio ci si fida poco di Berlusconi e si ritiene concreta l’ipotesi di una partecipazione di Fi a un eventuale governo del presidente, sempre ammesso che il centrodestra non raggiunga la maggioranza.

A quel punto diverrebbe impossibile tenere unita la coalizione in Fvg e i leghisti non escludono in cuor loro l’ipotesi subordinata della battaglia solitaria, o più probabilmente in ticket con Fdi, che rimescolerebbe le carte dello scenario locale, favorendo centrosinistra e grillini. La discussione romana pare non aver ancora considerato la questione Fvg, se non per quanto riguarda le candidature per gli uninominali. Ma le decisioni non sono ancora mature e si rincorrono più che altro le voci sui diversi problemi con cui l’alleanza è alle prese, fra chi non è convinto di fare un nuovo mandato a Roma, nomi femminili in numero insufficiente, spostamenti fra collegi o da un ramo all’altro del Parlamento. Probabile che le scelte finali siano comunicate fra mercoledì e giovedì.

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Al pari di Fedriga, Savino non pare più intenzionata a presentarsi all’uninominale e vorrebbe puntare al solo proporzionale: se il leghista ha deciso così per tenere aperta la via delle regionali, l’azzurra valuta l’ipotesi dimissioni per entrare in giunta. Ha allora cominciato a circolare l’ipotesi di un’inattesa candidatura a Trieste di Renzo Tondo, nel collegio della Camera: il carnico sarebbe infatti chiuso da Luca Ciriani, spostato dalla Camera al collegio senatoriale di Udine-Pordenone per fare spazio alla leghista Vannia Gava nella Destra Tagliamento. L’incastro è complicato dal fatto che, di donne, all’uninominale ne servono altre due: si parla dunque di Manuela Di Centa sia per il collegio della Camera isontino (con Ettore Romoli ormai intenzionato a sfilarsi del tutto e puntare alla Regione) che per quello senatoriale di Trieste-Gorizia: in assenza del dono dell’ubiquità, la coalizione dovrebbe tuttavia trovare ancora una donna e non si esclude un arrivo da fuori regione.

Di ieri anche l’idea di spostare Massimo Blasoni della corsa al Senato a quella alla Camera e da Udine all’Alto e Medio Friuli. A Udine potrebbe invece toccare a un leghista: Mario Pittoni o Daniele Moschioni. In questo quadro resterebbe tuttavia escluso Stefano Balloch, che il pettegolezzo politico continua a considerare papabile sia per un posto in Parlamento che come alternativa berlusconiana per la Regione.

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