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Gli occhi della Cina a Trieste. E il sindaco Dipiazza fa il “cicerone”

Il sindaco scende in campo in prima persona per guidare due giornalisti orientali alla scoperta del Porto vecchio. Gli ospiti: «Si acceleri sulla nuova Via della seta»

di Benedetta Moro
2 minuti di lettura

TRIESTE «Trieste is close to Venice». Trieste è vicina a Venezia. Ecco che lo straniero strabuzza gli occhi e annuisce: ha capito dove si trova il capoluogo giuliano. Ma dov’è Trieste se lo chiedono ancora molti cinesi, dopo aver appreso i dettagli dell’imponente progetto strategico della Nuova via della seta, One Belt One Road, che il proprio governo sta mettendo in piedi in oltre sessanta Paesi nel mondo, tra cui l’Italia con Trieste protagonista, che diventerebbe uno dei punti focali dell’Europa per il corridoio di interscambio con la Cina.

«Sempre che il vostro paese si dia una mossa per concretizzare il primo passo», sentenziano due giornalisti, Xiaochen Chen e Chengje Song, appena usciti dal Magazzino 26 in Porto vecchio. Sono due giornalisti della terra di Xi Jinping. Il primo scrive per il “Guangming daily”, il secondo quotidiano riconosciuto dalla Repubblica popolare cinese, l’altro è uno speaker della Radio Cina Internazionale. Il loro italiano si scioglie in bocca. Sono tra i primi curiosi a prendere l’aereo e ad essere atterrati ieri in quel di Ronchi per raggiungere poi il capoluogo giuliano. Ad attenderli il sindaco Roberto Dipiazza per condurli in un tour privato dell’antico scalo. Un viaggio di esplorazione che li vedrà in città per qualche giorno, accompagnati anche dal triestino Liang Luo, consulente commerciale della Tbs group spa, di origini cinesi.

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«Questa è una delle tante delegazioni che stanno chiedendo di visitare i magazzini del Porto vecchio - annota Dipiazza -, molte già sono arrivate e altre arriveranno. Le cose non accadono per caso, lo scorso anno abbiamo lavorato molto per promuovere in maniera mirata la nostra città e ora stiamo cominciando a raccogliere i frutti. Continuiamo così».

In agenda i due cronisti hanno alcuni incontri, organizzati grazie al contributo del Gabinetto del primo cittadino, che si sta occupando di ospitare altre visite internazionali. Vedranno il numero uno dell’Authority portuale Zeno D’Agostino. «A lui faremo domande tecniche - spiegano -, che formuleremo in questi giorni dopo esserci guardati un po’ attorno». Ma conosceranno anche la illycaffè. Niente visite ufficiali invece con la presidente della Regione Debora Serracchiani.

Vogliono sapere tutto. «Desideriamo capire i privilegi del Porto nuovo di Trieste e la sua partecipazione alla Via della seta», affermano. Prima, una breve ricognizione nell’ufficio del sindaco. Con un occhio guardano dalle finestre di piazza Unità. Con l’altro, l’obiettivo della macchina fotografica e quello del cellulare. Scattano foto e ascoltano mentre Dipiazza mostra loro una mappa molto ampia della città. «Qui c’è la Slovenia, lì la Croazia, lì l’Austria - punta con la penna laser il sindaco -, qui invece abbiamo scaricato solo l’anno scorso attraverso la Siot 42 milioni di tonnellate di petrolio tramite 700 chilometri di pipeline per trasportarle in Germania, Austria e Cechia. Qua c’è lo scambio intermodale». E poi il centro città: «La Sinagoga, il Borgo Teresiano, l’Area di ricerca sul Carso. E poi la piattaforma logistica, il Porto vecchio che ha subìto la sdemanializzazione con tutti i suoi progetti futuri, i punti franchi, Esof 2020».

Eccetera, eccetera. Insomma, racconta «il momento magico» che sta attraversando Trieste. La scoperta della città poi continua dal vivo, tra i sili dell’antico scalo. La visita agli edifici che accoglieranno le celebrazioni per Trieste capitale europea della scienza. «Da città proibita a...l’importante ora è partire», sottolinea Dipiazza. I due giornalisti si rendono conto che Trieste sta affrontando un «progetto di rilancio molto ambizioso». Danno il loro punto di vista. «La Cina sta promuovendo in tutto il mondo la nuova Via della seta, citando anche Trieste. Dovevamo quindi scoprire questa città». Però c’è un ma: «Il nostro paese sta ancora attendendo dei dettagli concreti su questo progetto da parte dell’Italia. Se aspetta ancora, altri arriveranno, c’è l’Est pronto come concorrente. Noi abbiamo già fatto tutto, sbrigatevi, è un programma a beneficio dell’Italia e della Cina, che non è una minaccia e non vuole presentarsi come un egemone».

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