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Cori inneggiano alle foibe: Macerata diventa un caso

A Modena spunta uno striscione pro-Tito, l’estrema destra ovunque in piazza. Serracchiani: «Traditi gli ideali della Resistenza».. Menia: «Dov’è il governo?»

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ROMA. A Trieste la memoria unisce, nel resto d’Italia il “Giorno del Ricordo” delle foibe si trasforma nell’ennesima occasione di scontro e divisione. Da Torino a Roma hanno manifestato gruppi neofascisti come Forza Nuova e CasaPound. A loro si sono opposte frange dell’antifascismo militante. Durante il corteo contro la tentata strage razzista di Macerata, un gruppo di manifestanti ha intonato il vergognoso coro: «Ma che belle le foibe da Trieste in giù». Un tentativo morto sul nascere, perché gli altri dimostranti non hanno dato seguito. A Modena, invece, davanti il circolo di estrema destra “Terra dei padri” è comparso lo striscione: «Maresciallo noi siamo con te, meno male che Tito c’è». Tutti segni chiari che la memoria delle stragi dell’esercito titino e del successivo esodo di circa 350 mila italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia è ancora materia viva.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) A Basovizza il ricordo delle vittime di foibe ed esodo]]

«I cori che si sono sentiti inneggiare alle foibe sono scandalosi, calpestano morti innocenti e tradiscono gli ideali della Resistenza». Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, che ieri ha partecipato alle celebrazioni del Giorno del Ricordo alla Foiba di Basovizza, commentando quanto avvenuto a Macerata. Per Serracchiani «è agghiacciante che, proprio nel Giorno del Ricordo, qualcuno abbia il coraggio di esibire approvazione per un massacro. L'antifascismo su cui si fonda la nostra Repubblica è democrazia e tolleranza, non violenza cieca e furore ideologico. Da presidente di una Regione che ha sofferto in carne e sangue la tragedia delle foibe e dell'esodo - ha sottolineato Serracchiani - condanno fermamente queste manifestazioni incompatibili con i principi della Costituzione».

«Ma il corteo organizzato dai centri sociali non era contro la violenza e le discriminazioni? - si chiede il capogruppo alla Camera della Lega, Massimiliano Fedriga - Chiediamo che il ministro Minniti intervenga immediatamente e operi subito una chiusura con relativo sgombero dei centri sociali facenti capo alle associazioni che hanno deturpato, offeso e infangato migliaia di vittime del comunismo titino. Mi auguro che questo appello sia lanciato anche dal Pd, da Boldrini, da Grasso e da Di Maio. Se così non fosse avallerebbero violenti negazionisti che vogliono cancellare la storia».



«Lo Stato ha il dovere morale di reagire contro il germe negazionista che germoglia a sinistra, dove si vuole infoibare il ricordo», sostiene invece il “padre” della legge che ricorda le foibe, Roberto Menia. «I cori choc - prosegue - ascoltati a Macerata sono il frutto del negazionismo che monta a sinistra e che lo Stato italiano ha il preciso dovere di stanare e combattere. Èsemplicemente vergognoso che la manifestazione antifascista di Macerata sia stata segnata dal ritornello “ma che belle son le foibe da Trieste in giù” senza che nessuno, da questo governo come dalle altre istituzioni sempre pronte a difendere l'accoglienza tout court, abbia sentito il dovere di intervenire per condannare. Le bandiere di Anpi, Emergency, Libera, Fiom, Arci, Rifondazione comunista, Potere al popolo presenti in quella piazza dimostrano che c'è una fetta d'Italia ancora accecata da odio e non conoscenza della storia, che però è foraggiata dalla sinistra che fino a poco tempo fa ha difeso le vergogne titine. Uno Stato moderno e credibile - conclude - è quello che fa davvero i conti con la propria storia: ma non inzuppati di un tornaconto ideologico ed elettorale, come la vergogna di Macerata dimostra, bensì guidati dal rispetto che si deve a vittime e infoibati».

Ieri è stata una giornata particolare anche per Torino, percorsa da tre manifestazioni. Hanno iniziato i militanti di Forza Nuova, che si sono riuniti sotto la targa che ricorda gli eccidi delle foibe in Corso Cincinnato, in uno dei palazzi del “Villaggio degli esuli”, che ha ospitato i profughi cacciati da Tito. Anche CasaPound, in un momento diverso, si è radunata sotto la targa.


 

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