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La “strana” tangente al premier Zaev che agita la Macedonia

Secondo l’accusa avrebbe intascato 160 mila euro quando era sindaco di Strumica. Il primo ministro: sono innocente

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SKOPJE È riuscito a scalzare democraticamente, ossia alle urne, la decennale predominanza della destra ultra nazionalista della Vmro-Dpmne e si è messo al lavoro, senza clamori, ma in pochi mesi ha fatto una vera e propria “rivoluzione” silenziosa nell’area balcanica. È riuscito a far riavviare il percorso del suo Paese verso l’Unione europea e la Nato, ha riallacciato il dialogo con la minoranza albanese riconoscendo la loro lingua, ha fatto abbattere tutti i feticci di Alessandro il Grande innalzati dal precedente governo, ha firmato un trattato di amicizia con la confinante Bulgaria, ha avviato una riforma della giustizia e ha iniziato con buone possibilità di concluderla entro l’estate, la mediazione relativa al nome della sua nazione, mediazione che languiva oramai da oltre vent’anni. Lui è il premier socialdemocratico Zoran Zaev, la sua patria è la Macedonia, o meglio, la Fyrom, acronimo che sta per Former yugoslavian republic of Macedonia.

Eppure questa ventata di riformismo che si sta propagando dal cuore dei Balcani occidentali, una ventata che potrebbe essere anche molto contagiosa visto che a breve potrebbe innescare processi virtuosi a Bruxelles rischia di essere vanificata da un’accusa che improvvisamente (forse neanche tanto visto la popolarità che il premier sta assumendo in Macedonia, ma anche a livello europeo) si è abbattuta sulla sua persona. Zaev infatti è indagato per aver ricevuto una tangente di 160 mila euro quando, nel 2013, era sindaco della città di Strumica, nel sud est del Paese. Tangente relativa alla vendita di un terreno edificabile a un imprenditore del luogo.

Il pubblico ministero Valentina Bislimovska, come scrive il Delo di Lubiana, è sicura di avere in mano le prove per dimostrare in tribunale l’esistenza della tangente all’allora primo cittadino. Una delle prove a carico di Zaev sarebbe un’intercettazione telefonica in mano alla pubblica accusa in cui egli parla con l’imprenditore, ma la difesa del premier macedone si sta battendo per non ammetterla come prova in dibattimento in quanto non sarebbe verosimile. Zaev ha affermato di essere pronto a dimostrare che le accuse relative alla tangente sono assurde e malintenzionate, elaborate per escluderlo dalla politica. E i 160 mila euro? Per il primo ministro erano la somma richiesta fatta all’imprenditore per una donazione da impiegare nella costruzione di una chiesa. Spetterà ora alla magistratura decidere nel corso di un processo la colpevolezza o l’innocenza di Zaev. Sta di fatto che al di là delle beghe giudiziarie del premier il 59% dei macedoni è soddisfatto dell’opera del governo da lui guidato, mentre ben il 70% giudica negativamente il capo dello Stato, George Ivanov (Vmro-Dpmne) che ostacolò per settimane la nomina a premier dello stesso Zaev.

La politica del premier è riuscita anche a incanalare l’opinione pubblica macedone verso un’atmosfera euroatlantica e incline al dialogo. L’83% dei cittadini, infatti, è favorevole all’adesione del Paese all’Unione europea, percentuale che scende al 71% relativamente all’ingresso nell’Alleanza atlantica e si assesta al 63% di favorevoli alla risoluzione del contenzioso sul nome con Atene. Che la giustizia faccia il suo corso. “Onesto” si spera.

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