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La Slovenia in un mese andrà due volte alle urne

LUBIANA. Il presidente della Repubblica Boris Pahor ha deciso di non nominare alcun premier incaricato di formare un nuovo governo dopo le dimissioni del primo ministro Miro Cerar. Lo ha comunicato...

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LUBIANA. Il presidente della Repubblica Borut Pahor ha deciso di non nominare alcun premier incaricato di formare un nuovo governo dopo le dimissioni del primo ministro Miro Cerar. Lo ha comunicato personalmente, come da prassi costituzionale, davanti al Parlamento. Assolutamente pragmatiche le sue motivazioni: «Quando la legislatura è praticamente alla sua scadenza sforzarsi di eleggere un nuovo presidente del governo non è né sensato, né necessario».

Per Pahor è necessario avere un nuovo esecutivo che possa lavorare con pieni poteri, ha ricordato che mancano circa 100 giorni a quando il Paese avrà una nuova guida, certo un tempo rilevante per avere un esecutivo che svolge solo l’ordinaria amministrazione, ma non tanto da giustificare la nascita per questo preriodo di un governo.


Adesso è scattato il termine di 14 giorni in cui dieci deputati oppure un gruppo parlamentare possono proporre un premier incaricato. Se nessuno eserciterà tale diritto che scadrà il 13 di aprile, il giorno successivo Pahor indirà le elezioni politiche che, a sua detta, potrebbero svolgersi o il 27 maggio o il 3 giugno anche se il capogruppo del Partito democratico (Sds) chiede che la data possa essere posticipata al 10 giugno permettendo la conclusione del lavoro di importanti commissioni parlamentari quali quella che sta indagando sul riciclaggio di denaro sporco alla Nova Ljubljanska Banka e sulle nuove regole che accompagneranno la sua privatizzazione.

Intanto la Commissione elettorale della Slovenia ha comunicato di aver ricevuto la sentenza della Suprema corte che ha invalidato il referendum sulla realizzazione del secondo binario lungo la tratta ferroviaria Capodistria-Divaccia che si è svolto il 24 settembre dello scorso anno e che ha visto prevalere i favorevoli alla fondamentale infrastruttura per lo sviluppo del porto del capoluogo del Litorale.

Ricordiamo che la sentenza è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso di una crisi politica latente e ha indotto il premier Miro Cerar a rassegnare le dimissioni, aprendo di fatto la strada ad elezioni anticipate, seppur solo di qualche mese, rispetto la scadenza naturale della legislatura.

Il referendum è stato indetto da una serie di organizzazioni civiche alle quali alla fine si sono “allacciate” anche alcune parti politiche dell’allora opposizione, in primis il Partito democratico (Sds) di Janez Janša. La partecipazione è stata del 20,55% degli aventi diritto per cui il referendum non raggiunse il quorum previsto. Ma gli organizzatori ricorsero immediatamente alla Suprema corte sostenendo che la campagna elettorale non è stata equa e corretta. E i giudici hanno dato loro ragione.

Con ogni probabilità la consultazione popolare sarà ripetuta il prossimo 13 maggio e il quesito che apparirà sulla scheda che l’elettore avrà a disposizione per esprimere il proprio parere reciterà: «Siete d’accordo che diventi operativa la legge per la costruzione, la realizazione e la gestione del secondo binario della linea ferroviaria Divaccia-Capodistria che è stata approvata dal Parlamento l’8 maggio del 2017?».

La Commissione europea ha confermato il finanziamento di 44 milioni di euro per i lavori di preparazione per l’avvio della costruzione mentre i rimanenti 109 milioni sono stati congelati fino all’esito del nuovo referendum.

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