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Morto a bordo della Carnival Magic, a processo dieci imputati per omicidio colposo

Ricostruzione choc dell’accusa. A processo per omicidio colposo dieci imputati. Il decesso nel 2011 del bengalese Mia Ismail, 22 anni, precipitato per 32 metri

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MONFALCONE Era il 21 febbraio 2011 quando Mia Ismail, bengalese di 22 anni, precipitò dal ponte 12 fino al ponte 1 della passeggeri “Carnival Magic”, in allestimento nella banchina del cantiere navale, trovando la morte immediata dopo un “volo” di oltre 32 metri. Era finito dentro una condotta di aerazione nel corso del montaggio di un tubo dell’acqua tecnica. Tutto in uno scenario di «improvvisazione», muovendosi in un’area ristretta, a ridosso del foro d’ingresso del cosiddetto “passo d’uomo”, 65x45 centimetri, «completamente al buio», tanto da dover utilizzare la luce di un cellulare, nonchè «in totale assenza di protezioni contro le cadute dall’alto» e della segnaletica di sicurezza.

A processo, in ordine all’ipotesi di omicidio colposo, sono finiti una decina di imputati, a vario titolo, tra i dirigenti dell’azienda, l’allora direttore e il vice dello stabilimento di Panzano, i quadri intermedi di Fincantieri, nonché il capo cantiere della ditta appaltatrice, la Tecno Impianti Service Srl per la quale il giovane operaio lavorava, oltre ad altri operai e responsabili tecnici della stessa Tis Srl e della Sl Srl, quest’ultima impresa originaria dell’appalto. I famigliari del ragazzo non si sono costituiti parte civile, a seguito di una transazione extragiudiziale a fronte di un risarcimento di 400 mila euro.

Il processo era iniziato il 20 settembre 2017. Durante l’ultima udienza al Tribunale di Gorizia, davanti al giudice monocratico Concetta Bonasia è proseguito l’esame dei testimoni, in particolare un poliziotto che aveva eseguito le indagini sulla dinamica dell’infortunio mortale. Pubblico ministero è Valentina Bossi. Mia Ismail era giunto in città da un paio d’anni.

A ripercorrere la ricostruzione dell’evento sostenuta dalla Procura di Gorizia, emerge che il ragazzo era stato “inghiottito” nella condotta di aerazione mentre assieme ai suoi colleghi stava cercando la punta di un trapano sfuggito dalle mani di uno degli operai e che poi era stata trovata nel ponte 4 della nave.

Quel giorno del 21 febbraio erano saliti a bordo della “Magic” due squadre “miste”, assieme a Ismail il collega Islam Rukman, e gli operai della Sl, Luigi Toscano e Cirillo Fortunato. Un intervento del tutto imprevisto, considerato che il lavoro d’appalto era stato concluso e l’area era già stata consegnata. Salvo poi, è sempre la pubblica accusa a sostenerlo, aver rilevato l’assenza del tubo d’acqua tecnica che era stato «dimenticato» in fase lavori, a cura della Sl Srl.

Insomma bisognava tornare e provvedere al montaggio. Così avevano fatto i quattro lavoratori. L’area era stata pertanto disigillata per mettersi all’opera. Un’operazione, per la Procura, oltreché priva di qualsivoglia elemento di sicurezza, piuttosto “rocambolesca” nell’adattarsi a lavorare in quelle condizioni così difficili.

La pubblica accusa ha elencato i passaggi. Viene disigillato il varco del passo d’uomo. Ismail, Rukman e Fortunato entrano per eseguire il montaggio del tubo d’acqua tecnica per il quale è necessario praticare un foro. Al buio e senza segnalazioni. Toscano raggiunge la sala motori per indicare attraverso segnali sonori il punto dove forare. È Rukman che procede. Apre una scala sul bordo della condotta di aerazione, vi sale in cima, con un braccio tiene il trapano e con l’altro si sorregge sulla paratia. Fortunato nel frattempo tiene la scala per garantirne la stabilità evitando quindi che il collega potesse cadere, e con l’altra mano utilizza il suo cellulare per illuminare il punto dove Rukman doveva trapanare. L’operaio inizia a praticare il foro, ma ad un certo punto il trapano gli scivola di mano e si stacca la punta a tazza. Punta che “sparisce” in mezzo a quel buio, rivenuta successivamente al ponte 4. I tre operai si mettono quindi alla ricerca della punta, sempre al buio e sempre senza protezione rispetto al rischio di caduta dall’alto. Mia Ismail si avvicina via via alla condotta dell’aerazione, fino a precipitarvi dentro. Ad accorgersi, ma solo all’ultimo momento è Rukman, che non riesce neppure a tentare di trattenere il ragazzo per i vestiti. Per Mia Ismail il tragico destino è segnato, un volo di oltre 32 metri e la morte sopraggiunta pressoché sul colpo.

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