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Il mistero dello stop alle cerimonie nella storica chiesa di San Giovanni in Tuba

Matrimoni in bilico dalla fine di settembre. La ragione è una lettera dell’Arcidiocesi di Gorizia citata dall’ex parroco

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DUINO AUTISINA È avvolto nel mistero il futuro della Chiesa di San Giovanni in Tuba, ricostruita nella sua forma attuale, a pochi passi dalle foci del Timavo, per volere dei conti di Walsee, signori di Duino, tra il 1399 e il 1472. Da tempo adibita a ospitare quasi esclusivamente matrimoni, sembra che la chiesa sia destinata a perdere anche questa funzione, peraltro molto importante e apprezzata, perché sono tante le coppie che la scelgono per le loro nozze, in virtù della bellezza architettonica dell’edificio e della felice posizione, a pochi metri dal punto in cui il Timavo finisce la sua corsa per gettarsi nell’Adriatico.

«È arrivata una lettera dall’Arcidiocesi di Gorizia – dice don Ugo Bastiani, che di San Giovanni in Tuba è stato parroco per quasi dieci anni, prima di essere trasferito, otto anni fa, alla chiese di Sistiana e Aurisina – che sancisce questa novità a partire dal prossimo settembre». Parole che trovano conferma in quelle della signora Ada, una volontaria che da anni si occupa di pulire l’interno della chiesa, di spazzare il sagrato e di provvedere al taglio della ricca vegetazione che circonda la chiesa e che cresce rigogliosa, anche grazie alle vicine acque del Timavo. «Il mio lavoro si concentra in particolare dopo la conclusione di ogni matrimonio – spiega – però mi risulta che ci siano prenotazioni per celebrare nozze soltanto fino a metà settembre, poi – sono le sue parole – pare che non se ne prenderanno altre». Niente più matrimoni nel verde dunque, con foto di rito alle foci del Timavo, né tantomeno battesimi al fresco dei secolari alberi che formano il bosco circostante. In realtà, a precisare la situazione dovrebbe essere il parroco del Villaggio del Pescatore, don Fabio La Gioia, che estende la sua competenza anche a San Giovanni in Tuba, ma il sacerdote si è chiuso in un ermetico silenzio, rinunciando a rispondere a qualsiasi domanda e accentuando, con questo atteggiamento, l’alone di incertezza che si sta creando attorno al futuro della chiesa. Sul quale invece si impegna da subito e con decisione Daniela Pallotta, sindaco di Duino Aurisina, preoccupata per quanto potrà avvenire di una chiesa che rappresenta uno straordinario richiamo per i turisti, calamitati sul posto dal magnifico stile gotico dell’edificio e dal fascino del contesto. «A quanto mi risulta – sottolinea – le esibizioni dei cori che, con frequenza, sono ospitate a San Giovanni in Tuba, potranno proseguire, ovviamente previa richiesta. Per quanto concerne le funzioni religiose invece – aggiunge – non mi posso esprimere, perché ovviamente non sono cose che mi riguardano».



San Giovanni in Tuba è una delle più belle e suggestive chiese dell’intero circondario di Trieste, ma rischia dunque di rimanere un monumento inutilizzabile, perennemente chiuso al pubblico e aperto solo per qualche concerto. La chiesa, alla conclusione del secondo conflitto mondiale, nel 1948, fu frequentata dai molti profughi provenienti dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, che avevano trovato ricovero nelle baracche sistemate nel sito sul quale fu poi costruito il Villaggio del Pescatore. Gravemente danneggiata durante le guerre mondiali, fu ricostruita alla fine degli anni ’40. Costruita verso la metà del V secolo, la chiesa accolse le reliquie dei santi Giovanni Evangelista e Giovanni Apostolo. Accanto alla chiesa fu eretto in seguito un monastero benedettino. Le reliquie furono occultate in un luogo sicuro a causa dell’arrivo dei Longobardi. Le successive invasioni degli Ungari completarono la devastazione della chiesa e del monastero. Il patriarca Voldorico avviò i lavori di ricostruzione nel 1112; in tale occasione furono ritrovate le reliquie, poi conservate in un’area che fungeva da altare. Il nuovo edificio fu ampliato con l’aggiunta dell’abside gotica al tempo dei signori di Duino; altri lavori di restauro vennero eseguiti nel 1519 da Giovanni Hoffer, Capitano di Duino, e il campanile fu ultimato nel 1642.

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