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L'assessore alla Sanità Fvg Riccardi: «L’Agenzia pronta in pochi mesi Non sarò io a guidare Forza Italia»

Il delegato della giunta parla di «rilancio di un sistema abbandonato» e punta forte sull’ente di gestione. Il passaggio politico sul partito

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Assessore Riccardo Riccardi, più dispiaciuto di non poter gestire le “sue” infrastrutture o più stimolato dalla sfida sanità?

Quando il presidente della Regione ti affida un problema da 2,7 miliardi, non puoi tirarti indietro. Da assessore con Tondo, alle elezioni 2013, nei cinque anni di opposizione, mi sono peraltro sempre preso le mie responsabilità.

Ci sarà una nuova legge della sanità o vi basterà ritoccare la 17 del 2014?

Non è un problema di tecnica legislativa. Il dibattito è sul modello di governance. E su due sistemi, Asui e aziende territoriali, che corrono diversamente.

Viste le criticità delle aziende integrate, il primo atto sarà dividere ospedale e territorio?

Il primo atto sono le priorità: coprire in assestamento un buco da 43 milioni e rimediare all’abbandono del sistema.

Che intende?

Il direttore centrale era facente funzioni e mancava più di un direttore chiave. Nell’ultima giunta ne abbiamo indicati intanto due, alle Politiche sociali e all’Assistenza primaria. Leve fondamentali.

Ma la separazione di ospedale e territorio si farà?

Gli spazi della politica riguardano tre linee di direzione. La prima è il bilancio e il rapporto con lo Stato rispetto alle risorse. La seconda è l’integrazione socio-sanitaria: sono sempre più convinto che questa scelta sia una conquista da difendere. Terzo pilastro il rapporto pubblico-privato. Poi segue la questione organizzativa.

Separazione o no?

La norma che ha portato all’accorpamento è stata una scelta sbagliata. Le strutture complesse le vedo staccate dal territorio. Ma prima ancora c’è da risolvere il nodo centrale della tecnologia.

In un primo incontro con i vertici di Insiel non ha fatto mancare critiche.

Insiel è un patrimonio. Però noi abbiamo bisogno di una rivoluzione: dobbiamo fare correre i dati, non le persone.

La gestione Pukisc è promossa o bocciata?

Non faccio il professore.

Il modello Trento con un’azienda unica le piace?

Una regione di poco più di un milione di abitanti si può porre l’obiettivo di una territoriale unica. Ma si deve comunque tener conto delle diverse specificità del Fvg. A questo proposito riforma sanitaria e riforma degli enti locali devono sempre parlarsi. Intanto ritorniamo agli ambiti e definiamo mestiere e poteri dei distretti. A quel punto potremo davvero riuscire a ridurre la spesa ospedaliera.

In che tempi ricostruirà l’Agenzia regionale della sanità?

Qualche mese. Abbiamo la necessità di avere un unico punto di governo gestionale del sistema. Ma parlerei di costruzione di un’evoluzione dell’Agenzia. Non ci serve un ente, ma una cultura manageriale dentro quell’azienda.

Sarà Paolo Bordon il suo responsabile?

Paolo Bordon è un grande professionista. Ma non dispongo delle decisioni dei singoli.

Perché ha fatto un contratto di un solo anno al direttore centrale Cortiula?

Scelta fatta per tutti i direttori. Come Bordon, Cortiula gode della massima fiducia.

Il sindacato denuncia la carenza di personale.

Tema all’ordine del giorno. Ascolterò le categorie, ma la responsabilità delle risorse è nostra.

Nel Defr avete annunciato ambulatori aperti 12 ore al giorno. Come conta di riuscirci dopo che il centrosinistra ha puntato allo stesso risultato con i Cap?

La ricetta Cap non ha funzionato, se ne deve trovare un’altra. Il medico di base oggi fa il burocrate, va messo nelle condizioni di lavorare meglio.

E che garanzia c’è che con il centrodestra le ambulanze arriveranno puntuali?

Altro capitolo, quello dell’emergenza, su cui fare una ricognizione. Occorrerà indagare il grande tema, nazionale, della doppia chiamata al 112 e quello della presenza del presidio territoriale.

Sempre nel Defr parlate di riduzione dei posti letto negli ospedali.

Lasceremo i posti letto che servono. Il principio che ci guida è che una persona sta meglio a casa sua.

C’è anche l’idea di chiudere qualche ospedale?

Non ne vedo da chiudere. Ma andrà deciso se la rete è la punta di eccellenza del sistema territoriale, se si ferma prima e poi c’è l’acuzie complessa negli hub, o se la rete è l’elemento di “scarico” rispetto alle prestazioni degli hub. Le scelte però riusciranno solo grazie al valore dei professionisti. E non posso non essere preoccupato dal calo dei medici.

Le viene la tentazione di “controllare” il collega Pizzimenti alle infrastrutture?

Le pare che possa averne il tempo?

Si dice che avrebbe voluto fare il commissario della A4.

Ho dato la mia disponibilità al presidente. Ma non ho mosso un dito per quell’incarico.

Il coordinatore di Forza Italia al posto di Sandra Savino invece lo farebbe?

Organizzare un partito, tanto più in vista di un inevitabile progetto di rilancio, è un lavoro a tempo pieno. Incompatibile con i miei impegni in Regione.

Dove va il partito?

Le stagioni sono più corte rispetto al passato. Oggi comunque vedo un elettorato di Fi sempre attratto dal centrodestra. Luogo politico dove tuttavia la situazione è molto fluida.

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