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Fondazione CRTrieste: in cinque anni 26 milioni tra welfare e cultura

La cassaforte cancella il “rosso” degli ultimi anni e chiude i conti con il segno più. Il disimpegno dal Parco del mare mette altri 4 milioni a disposizione della città

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TRIESTE La Fondazione Cassa di risparmio, sulla spinta della positiva chiusura dell’operazione Mediocredito con la rivalutazione della quota azionaria detenuta nell’istituto ora controllato da Iccrea, cancella il “rosso” degli ultimi bilanci e ritrova la strada dell’avanzo di esercizio, che nel 2017 è stato di 22,3 milioni. Il miglioramento del quadro finanziario permette alla Fondazione di appostare quasi 22 milioni di euro da destinare ai progetti e alle erogazioni: tradotto operativamente, considerando che gli stanziamenti medi ammontano a circa 5 milioni all’anno, la cifra consente “già da ora” di coprire in abbondanza gli impegni del prossimo quinquennio.

Perchè quinquennio? Perchè il disimpegno dal Parco del mare, argomentato a maggio dal presidente Massimo Paniccia, metterà a disposizione delle attività istituzionali 4 ulteriori milioni. Quindi, di fatto, un “tesoretto” di 26 milioni. Perchè quel “già da ora” significa al netto dell’incasso dei futuri dividendi, che, nel caso di partecipazioni come quella in Cassa depositi e prestiti, hanno staccato cospicue cedole da 3,4 milioni. Una buona notizia dunque per il territorio triestino che, in una fase di tendenziale restrizione delle risorse pubbliche, sa di poter contare sulla solida capacità d’intervento dell’unica fondazione bancaria presente sulla piazza. Che, da quando esiste, ha beneficiato Trieste - ricorda Paniccia - con oltre 180 milioni di euro.

Questi numeri sono consultabili nel bilancio sociale 2017, che la Fondazione sta diffondendo in questi giorni. Non è casuale che Paniccia dedichi la parte iniziale del suo “editoriale” al felice esito del risanamento Mediocredito, sottolineando l’altro fatto rilevante della stagione, ovvero l’ingresso di Eataly nella gestione dell’ex Magazzino Vini, che la Fondazione aveva ristrutturato con un investimento di 25 milioni. La Fondazione come orienterà le destinazioni del “tesoretto”? Nello stesso editoriale Paniccia indica la priorità a favore delle fasce più deboli della popolazione. Ricorda, per esempio, l’adesione al Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.

Le linee-guida del triennio 2017-19, riportate a pagina 20 del documento, ribadiscono al primo posto della gerarchia di intervento le situazioni di povertà e di disagio sociale. Cui fanno seguito i progetti-volano di carattere economico-sociale, il coordinamento tra le iniziative culturali per evitare doppioni, le connessioni tra i mondi della ricerca e dell’impresa. Il 2018 batterà queste strade: le strumentazioni sanitarie destinate all’AsuiTs, il bando da 500 mila euro intitolato “povertà e fragilità sociale”, le misure a supporto della terza età. Dal punto di vista delle partecipazioni, la Fondazione detiene una quota dello 0,201% del capitale Unicredit e lo 0,256% del capitale di Cassa depositi e prestiti. Gli altri investimenti riguardano il 5% della Poligrafici Editoriale e l’1,8% della Gedi (controllante del “Piccolo”). Èstata invece interamente ceduta la quota in Fincantieri, dopo il venir meno della partnership per il controllo della francese Stx.
 

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