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Finti reduci di guerra fra inchieste e veleni: sospetti in Kosovo su 19 mila persone

Esplosa la spesa pubblica, per le pensioni quasi l’1,2% del Pil. Il procuratore: benefici tratti in modo illegale. Il nodo controlli

Stefano Giantin
1 minuto di lettura

BELGRADO Un problema endemico, che già ha causato tensioni, proteste e rimostranze in Croazia e in Bosnia. E che ora, con sempre maggior prepotenza, si estende al Kosovo. È quello dei presunti “finti” reduci di guerra, piccolo esercito di persone che riceverebbero sussidi dallo Stato senza averne diritto. Magari in cambio di qualche voto a chi detiene il potere. È questo il sospetto che circola a Pristina dove, è emerso, sarebbero oltre 19 mila i falsi veterani dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck), persone che «hanno illegalmente tratto benefici» dalla Commissione governativa «sui veterani e gli invalidi», ha confermato giorni fa il procuratore Aleksander Lumezi, a capo di un ufficio che da un paio d’anni indaga sulla delicatissima questione. Questione seria pure dal punto di vista dei conti pubblici, in uno Stato che non naviga nell’oro.

Secondo dati resi pubblici ieri dal portale Prishtina Insight, il Kosovo riserva oggi quasi l’1,2% del Pil alle pensioni dei reduci, con la spesa letteralmente esplosa dal 2015 a oggi. Tre anni fa erano 24 i milioni di euro destinati ai sussidi ai veterani, saliti a 32 milioni l’anno successivo e a 64 milioni nel 2017. Quest’anno si dovrebbe abbondantemente superare gli 80 milioni, un’enormità. Il portale ha segnalato che a fine 2017 erano 66.300 le persone che avevano fatto domanda per lo status di reduce, 46 mila quelle a cui è già stata data risposta positiva, 40 mila quelli che ricevono la pensione, spesso senza controlli accurati. Le indagini in corso, auspicate anche da tante organizzazioni che rappresentano i veri reduci della guerra del 1999, dovrebbero fare luce sul caso.

Ma a Pristina le cose non sono così semplici. Almeno un migliaio di persone è scesa in strada nella capitale, l’altra sera, contro il fenomeno corruzione e per chiedere le dimissioni proprio del procuratore Lumezi. Il quale, secondo la piazza, sarebbe il vero colpevole dell’allontanamento - arrivato a metà agosto - del procuratore speciale Elez Blakaj, incaricato dell’inchiesta sui reduci, auto-esoneratosi dopo essere «stato sottoposto a pressioni» dal suo capo, Lumezi appunto, per aver osato chiamare a testimoniare alti papaveri politici sul caso reduci. Blakaj è stato attaccato anche dal premier Haradinaj, alto comandante dell’Uck durante il conflitto: Il procuratore speciale è un «ladro» e «non è vero che è stato minacciato», le pacate parole del premier.

Parole che hanno provocato la reazione Ue, che ha ricordato che «monitora con attenzione il caso del procuratore Blakaj» e che «l’indipendenza e l’autonomia del sistema giudiziario è di importanza essenziale». Premier di cui gli “indignados”, sostenuti anche dal partito Vetevendosje, hanno chiesto le dimissioni. E le proteste potrebbero essere solo all’inizio. —

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