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Chiesa in guerra con il Carroccio sull’accoglienza ai profughi in Fvg

Da Gorizia a Udine i vescovi condannano la tolleranza zero. A Trieste il vicesindaco caccia i migranti davanti a una chiesa

3 minuti di lettura

Trieste, nuovo blitz del vicesindaco Polidori (Lega)

TRIESTE L’altolà alle ronde di Forza Nuova, ai blitz antiprofughi, all’incapacità di accoglienza. La Chiesa continua a “scomunicare” la gestione leghista dell’immigrazione e della sicurezza. Lo fa con toni anche molto duri, quelli di monsignor Ettore Malnati, braccio destro del vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, o con il monito, sabato scorso durante la concelebrazione liturgica per la festa patronale della Beata Vergine della Marcelliana a Panzano, dell’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli. E ancora con gli inviti a garantire un’assistenza dignitosa lanciati dai presuli di Udine e Pordenone. Una disapprovazione che, al momento, il presidente della Regione Massimiliano Fedriga preferisce non commentare, evitando di entrare in polemica.

Trieste, blitz del vicesindaco Polidori (Lega) sulle Rive con i profughi

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Fedriga: «Sgomberi immediati a Trieste e forestali Fvg al confine con la Slovenia».]]

Proprio mentre Forza Italia si interroga sul rischio di vedere scivolare via anche il voto cattolico, la Lega regionale entra in collisione con i vertici ecclesiastici. Pronti a stigmatizzare, in questi mesi di tolleranza zero nei confronti di rifugiati e clandestini, le iniziative del partito di Matteo Salvini, il segretario che a fine febbraio, a pochi giorni dalle elezioni politiche, in piazza Duomo a Milano giurò da aspirante premier con Vangelo e rosario in mano. Quello stesso Salvini che, tuttavia, non aveva esitato a prendere di mira papa Francesco all'indomani dei sanguinosi attentati di Parigi. «Va bene la pace, ma sei il portavoce dei cattolici, preoccupati di chi ti sta sterminando in giro per il mondo», osservò il leader di quella che era all’epoca ancora la Lega Nord.

[[(MediaPublishingQueue2014v1) Il vicesindaco leghista Polidori in azione sulle Rive di Trieste]]

Quello tra i padani e la Chiesa è stato un rapporto sempre molto complesso. A Trieste siamo arrivati ora allo scontro. Al vicesindaco Paolo Polidori che ieri ha pubblicato su Facebook il resoconto, con tanto di video, dello sgombero di lunedì notte, proprio sotto i portici della chiesa di Sant’Antonio dove dormivano una dozzina di pakistani, monsignor Malnati non fa sconti. Il vicario episcopale per il Laicato e la Cultura racconta di avere immediatamente verificato di chi è la proprietà di quell’area (è del Comune) perché, «fosse stata della Diocesi, avremmo potuto far causa». E poi, precisando di parlare «a titolo personale», aggiunge: «Mi pare che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire. Sono sconcertato di fronte al perseverare dell’incapacità di entrare nella dimensione della povertà di queste persone. Comprendo bene la necessità di assicurare la sicurezza della città ospitante, ma il rapporto deve essere sempre umano; non ci si può dimenticare le condizioni di chi sta dall’altra parte. L’umiliazione del migrante non facilita la sua inclusione: con questo tipo di iniziative il vicesindaco si mostra non all’altezza di gestire democraticamente la città».



Malnati era intervenuto con forza anche a fine agosto, al primo blitz di Polidori, quello sulle Rive, motivo di divisioni anche in maggioranza. «Mi vergogno di quello che ha fatto», le parole su Polidori. Nel 2016, ai primi colpi da sceriffo della giunta Dipiazza, aveva pure detto: «L’ordinanza antimusicanti non fa il bene di Trieste». Ma dai piani alti della Chiesa è arrivata anche la netta distanza in materia di misure di sicurezza. Giudicate eccessive, in qualche caso. A partire dalle ronde di Forza Nuova che sono sembrate un'inutile aggiunta alla presenza delle forze dell’ordine.

Se dunque altrove vescovi e preti tacciono, in Friuli Venezia Giulia parlano eccome. Lo ha fatto anche monsignor Redaelli rimproverando città «incapaci di accogliere la vita di nuovi nati o arrivati» e, per questo, «destinate a morire». Passaggi che il sindaco di Monfalcone Anna Cisint ha commentato tenendo conto però anche dell’apprezzamento ricevuto da alcuni parrocchiani: «Mi hanno incitato a continuare, dicendo di pregare per me».

Tra i leghisti che contano in regione c’è Pietro Fontanini, sindaco di Udine. Nel 2011, guarito da un linfoma, raccontò di aver sognato padre Pio e di essere stato da lui rincuorato e incoraggiato. E pensare, aggiunse senza tralasciare un riferimento politico, «che mai avevo pregato prima questo santo del Sud Italia. Da buon leghista, avevo sempre privilegiato la Madonna di Castelmonte». Lo scorso luglio, nella giornata della celebrazione dei santi Ermacora e Fortunato, patroni del capoluogo friulano, il vescovo udinese Andrea Bruno Mazzocato pregò per la nuova amministrazione con un passaggio che qualcuno interpretò come sollecitazione all’accoglienza: «Abbiano la sapienza e il coraggio di affrontare scelte che contribuiscono a rendere Udine una città che si apre al futuro, nutrendosi sempre alle profonde radici della sua tradizione».

Più esplicito ancora il vescovo di Pordenone Giuseppe Pellegrini quando, nell’aprile 2017, al pontificale per il patrono San Marco, davanti al sindaco Alessandro Ciriani esortò all’accoglienza «dignitosa» dei profughi. Qualche mese dopo, il primo cittadino di Fratelli d’Italia sostenuto dal centrodestra unito si oppose all’intenzione della Croce Rossa locale di realizzare un dormitorio con 24 posti letto in città. «Avevamo chiesto con tutto il garbo istituzionale e personale di aprirlo in un altro comune – spiegò Ciriani –, non a Pordenone che ospita il 400% in più di richiedenti asilo rispetto al dovuto ed è già satura». —
 

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