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Chiesa ortodossa a rischio scisma, il vescovo Irinej lancia l’allarme

Il presule: la concessione dell’indipendenza al clero ucraino può aprire la via a scenari simili in Macedonia e Montenegro

Stefano Giantin
1 minuto di lettura

BELGRADO I Balcani sono una regione dall’equilibrio precario. Basta il battito d’ali di una farfalla a Mosca per provocare tensioni politiche. E un altro palpito, a Bruxelles o a Washington, per generare analoghi sommovimenti. Lo stesso accade spesso sul fronte della fede. E potrebbe essere proprio la religione la sorgente esterna di un terremoto dalle conseguenze imprevedibili, anche politiche.

È questo lo scenario che si sta delineando dopo l’emersione di una frattura tra la Chiesa ortodossa russa e il patriarcato di Costantinopoli. Pomo della discordia, la Chiesa ortodossa ucraina, alla quale il patriarca ecumenico Bartolomeo sarebbe propenso a concedere l’autocefalia, indipendenza fortemente sostenuta anche dal presidente Poroshenko, in chiave anti-russa. Uno sbilanciamento che ha scatenato la rabbia di Mosca, con il patriarca Kirill che ha annunciato che non riterrà «legittimi» i passi che Bartolomeo prenderà in questo senso, interrompendo di fatto i rapporti con Costantinopoli.

I Balcani? C’entrano. Nell’area il problema – come nel resto del mondo ortodosso - riguarda la struttura ecclesiastica. Si parla infatti di chiese “nazionali” – serba, romena, greca, russa, quella più prestigiosa – e di un patriarca, quello di Costantinopoli, “primus inter pares” ma con una posizione che gli dà facoltà di riconoscere nuove chiese. Farlo con quella ucraina, tuttavia, potrebbe aprire un vaso di Pandora. Lo ha confermato l’influente vescovo serbo-ortodosso Irinej, che ha evocato un imminente nuovo «grande scisma», simile a quello del 1054, che separò Roma dalle Chiese d’Oriente.

E non ci sarebbe in gioco solo un conflitto a tutto campo tra Mosca e il patriarca ecumenico, ma anche una possibile “guerra” religiosa nei Balcani. Se l’autocefalia sarà concessa in Ucraina, lo stesso potrebbe accadere «in Macedonia, ma anche in Montenegro» - Paesi dove il patriarca ucraino Filaret ha intessuto stretti rapporti - e persino in posti più lontani «come l’Abkhazia», ha rivelato Irinej. E ancora situazioni problematiche potrebbero registrarsi pure in Moldavia, divisa tra Bucarest e Mosca.

«Gli sviluppi in Ucraina riguardo all’autocefalia possono avere un impatto sui Balcani», conferma al Piccolo Davor Džalto, professore all’Università americana di Roma. La situazione «più critica riguarda la Macedonia, dove ci sono strutture ecclesiastiche parallele. Garantire l’autocefalia alla chiesa in Ucraina da parte di Costantinopoli, senza il consenso della gerarchia ecclesiastica “legale” in Ucraina, che è in comunione con il patriarcato di Mosca, potrebbe esser interpretata come una luce verde ad altre strutture di chiese locali» per raggiungere simili obiettivi. E con reazioni – e connessi problemi diplomatici e politici a Belgrado, Skopje, Podgorica - altrettanto forti. Come quelle osservate sull’asse Mosca-Istanbul. —


 

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