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Il Museo Sartorio accoglie la mostra sulle leggi razziali del Petrarca

Trovata l’intesa Comune-liceo dopo le critiche al manifesto e lo stop all’inaugurazione prevista in origine alla sala Veruda

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Mostra sulle leggi razziali censurata, cosa è successo a Trieste

TRIESTE Saranno le sale al secondo piano del Museo Sartorio ad ospitare alla fine la mostra “Razzismo in cattedra” organizzata dal liceo Petrarca in collaborazione con il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università, il Museo della Comunità ebraica di Trieste e l’Archivio di Stato. L’inaugurazione, che si preannuncia molto partecipata data la visibilità generata dalla vicenda che ha accompagnato questa iniziativa, è stata fissata per le 18 del prossimo 4 ottobre. L’esposizione resterà visitabile fino al 14 ottobre.

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La scelta del Sartorio è maturata nei giorni scorsi dopo un confronto tra i referenti del Petrarca, che avevano scartato l’opzione Risiera avanzata dal Municipio, e i dirigenti del Comune. Sono state messe sul tavolo le sale comunali a disposizione, le date possibili, la mole di documenti da esporre, la concomitanza con altre esposizioni. Il liceo, nella scelta degli spazi dove portare la mostra, ha coinvolto in prima persona gli stessi studenti della sezione V I ad indirizzo linguistico del Petrarca. Quei ragazzi, - che coinvolti nel progetto di alternanza scuola-lavoro hanno raccolto i documenti, fatto ricerche, registrato testimonianze per dare vita alla mostra e al documentario realizzato in parallelo “1938 - Vita Amara”, - nei giorni scorsi hanno accompagnato l'insegnante che ha coordinato il progetto, Sabrina Benussi, nel sopralluogo in Largo Papa Giovanni e dato il loro via libera definitivo.

Alla fine, dunque, la soluzione è stata trovata, con il benestare di tutti, e ieri pomeriggio durante la seduta della giunta comunale è arrivato il disco verde anche del Comune. «Ero certo si sarebbe trovata una soluzione, anche se la soluzione c'è sempre stata, - commenta l'assessore comunale alla Cultura, Giorgio Rossi -. Si chiude così questa vicenda. Da parte mia sarò lieto di salutare i ragazzi del Petrarca il giorno dell'inaugurazione della mostra».

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Pace fatta, accordo trovato, per la felicità soprattutto degli studenti del liceo di via Rossetti - rimasti «choccati», per usare una loro espressione - difronte al polverone sorto attorno al manifesto scelto per accompagnare il lavoro che li ha visti impegnati per un anno intero. Un lavoro che credevano si concludesse solo con un lungo applauso e che, invece, ha innescato forti tensioni. A frenare bruscamente quella mostra, - che in origine avrebbe dovuto essere inaugurata lo scorso 12 settembre alla Sala Veruda - erano state le perplessità espresse dal sindaco e dall'assessore alla Cultura Giorgio Rossi in merito alla foto inserita nella locandina dagli organizzatori dell'iniziativa. Perplessità a cui erano poi seguite le richieste di modifica e il silenzio sulla coorganizzazione dell’evento. Condizioni che avevano spinto il Petrarca a rinunciare alla sala Veruda e a rendere pubblica la situazione. Successivamente, la reazione della città e dell'opinione pubblica difronte a quella “censura” hanno fatto il resto.

Il manifesto ora ha fatto il giro dell’Italia e la mostra è stata richiesta da decine di città italiane. Il Comune di Milano si sta muovendo per portare nei prossimi mesi “Razzismo in cattedra” in una delle sue sale. Roma si è fatta avanti per proiettare “1938 - Vita Amara” al Campidoglio. Ma per gli studenti del Petrarca, l'appuntamento più impostate è quello con la loro città. Quella stessa città che è patria di quegli alunni e quegli insegnati del loro liceo cacciati nel 1938 dalla scuola perché ebrei. È di loro che racconta la mostra, di come quei giorni hanno cambiato la loro vita, dell'orrore e del dolore che le loro famiglie hanno vissuto. «È un lieto fine perché ora abbiamo la sede, - dichiara la dirigente del Petrarca, Cesira Militello - sono soddisfatta perché non abbiamo dovuto apportare alcuna modifica al progetto. Ai nostri ragazzi questa esperienza ha insegnato che certe situazioni possono essere superate.

E la grande solidarietà pervenuta da tutta Italia testimonia anche la sensibilità per questo tema. La democrazia vince e si può arrivare sempre ad una soluzione e civile e corretta». La mostra avrà la giusta visibilità grazie anche la vicinanza del Sartorio con uno dei partner dell'iniziativa, il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Trieste. «Sarà visitata così anche dagli studenti universitari - valuta la dirigente - e godrà anche dell'importante vetrina offerta dalla Barcolana valutando che l'esposizione si chiuderà proprio il 14 ottobre». —


 

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