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Rotta balcanica, migranti bloccati al confine in sciopero della fame

Bosnia: valichi chiusi, oltre 10 mila le persone in attesa. La Commissione parlamentare di Zagabria: pericolo serio

Mauro Manzin
1 minuto di lettura

ZAGABRIA Il valico di Maljevac, presso Velika Kladuša, al confine fra Bosnia-Erzsegovina e Croazia, è tuttora chiuso al traffico e i migranti, circa 200, accampati nella terra di nessuno, hanno trascorso la quarta notte consecutiva all'aperto. I migranti, inoltre, avrebbero deciso di cominciare uno sciopero della fame per chiedere che venga loro consentito il passaggio in Croazia, in modo da proseguire il viaggio verso l'Europa occidentale. Tra i migranti accampati a Maljevac vi sono anche donne, bambini e anziani e la temperatura di notte scende sotto lo zero. La situazione comunque si mantiene calma anche se i profughi nella terra di nessuno si sono attaccati del nastro adesivo alle bocche.

Nei giorni scorsi non si è registrato alcun incidente, dopo gli scontri con la polizia dei giorni scorsi. Da ieri mattina intanto, i 1.100 migranti che soggiornavano nell'ex collegio studentesco Borici di Bihać, sempre al confine con la Croazia, e soprattutto quelli che restavano all'aperto intorno a tale struttura fatiscente, sono stati trasferiti nella ex fabbrica di frigoriferi Bira della città, provvisoriamente attrezzata con tende di gomma e container, per permettere dei lavori al collegio di Borici in vista dell'inverno. Nel centro di Bira, che può ospitare 450 persone, vengono trasferite solo le persone più vulnerabili. Per gli accampati di Maljevac non è stata invece trovata ancora una soluzione. La situazione resta dunque molto pesante anche dopo che la polizia bosniaca ha fermato un migrante perché accusato di aver ucciso 5 persone proprio nei tumulti degli ultimi giorni. Le sue generalità non sono state rese note. Nell’area la polizia ha registrato in questo periodo un aumento di tentati omicidi, violenze sessuali, furti e rapine che hanno toccato quota 250.

E gli oltre 10 mila rifugiati ammassati in Bosnia-Erzegovina che premono al confine europeo della Croazia costituiscono un serio pericolo per il Paese in quanto, secondo il presidente della commissione parlamentre di Zagabria per la Sicurezza nazionale Ranko Ostojić, adesso si teme una nuova rotta che passando per il mare li sbarchi nelle località turistiche della costa dalmata croata. Pericolo questo già evocato negli scorsi mesi e che ora rischia di concretizzarsi. Ostojić lo ha dichiarato alla televisione N1.

Ostojić è contrario alla richiesta dell’estrema destra croata di mandare l’esercito a presidiare il confine con la Bosnia-Erzegovina. Un confine lungo 1.009 chilometri attualmente presidiato da 6.200 agenti croati pari a un terzo di tutte le forze di polizia del Paese, con le dotazioni migliori acquistate anche grazie ai 120 milioni di euro in dotazione al fondo Schengen. Schengen che, secondo Ostojić che non ha voluto svelare informazioni con la classifica “segreto”, non sarà raggiunta dalla Croazia nemmeno nel 2020 per «assoluta mancanza di sviluppo tecnico». Di più non svela. —


 

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