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La Croazia riarma la Marina per una flotta mediterranea

Zagabria punta ad avere dieci unità di Guardia costiera e due navi cacciamine oltre a corvette e nuovi sistemi missilistici. Ma va affrontato il nodo delle risorse

Mauro Manzin
2 minuti di lettura

ZAGABRIA La corsa al riarmo non si ferma. Dopo aver rinforzato l’Esercito e l’aviazione con l’arrivo di nuovi elicotteri da combattimento (alcuni regalati dal Congresso degli Stati Uniti) e degli F-16 acquistati da Israele adesso la Croazia si sente vulnerabile dal mare e punta a proteggere maggiormente i suoi 5.835 chilometri di coste comprese le sue 1.246 isole.

E lo fa in un piano a lungo termine 82019-2026) per strutturare la sua flotta in modo da diventare una forza navale mediterranea. Un piano molto costoso che si articola ancora in diverse soluzioni possibili di investimento. La priorità in quella che lo Jutarnji list non tene di definire una sorta di “lista dei desideri” resta la difesa della costa il che significa che la Guardia costiera resterà nei ranghi della Marina militare. La priorità consiste nell’acquisto di nuovi sistemi radar con supporto e senza pilota Uav e di cinque fino a dieci motovedette. Nel periodo che va dal 2024 al 2026, invece, si pensa di acquistare la prima delle due corvette, quindi unità di sorveglianza di alto mare con struttura modulare tra le 1.000 e le 1.500 tonnellate di stazza dotate di una piattaforma per ospitare un elicottero. Tali navi verrebbero utilizzate nel Mediterraneo visto che sono in grado di rimanere in navigazione senza toccare un porto anche per alcuni mesi.

C’è poi la necessità di attrezzare la Marina militare croata con unità dragamine (due o tre), senza dimenticare la priorità di sostituire i sistemi missilistici anti-nave, gli svedesi Rbs-15 i cui missili saranno tolti dall’armamento tra 5-7 anni. Dopo l’entrata in servizio dell’unità di Guardia costiera OOB-31 la Croazia vuoe costruire altre quattro unità gemelle per arrivare al numero complessivo di dieci unità il cui costo è di 5 milioni di euro a coppia per sostituire l’oramai obsoleta classe OB-Mirna costruite negli anni Ottanta del XX secolo. La Marina militare ritiene poi di avere un urgente bisogno di due grandi navi con il ruolo di pattugliatori e con almeno 1.500 tonnellate di stazza ognuna, navi che dovrebbero comunque essere multiuso in grado di poter svolgere funzioni che vanno dalle missioni di guerra, all’antiaerea, dalle azioni anti-sommergibile a quelle di controllo della costa. Le unità sarebbero dotate di un nuovo sistema missilistico anti-nave e di una piattaforma per elicottero in modo da potenziare le loro capacità di controllo dell’area marina. A queste, vista l’importanza del Mare Adriatico per i porti che vi si affacciano e il volume di traffici che sviluppano verso l’Europa centrale, la Marina croata necessita altresì di due o tre dragamine, unità che Zagabria è disposta ad acquistare anche di “seconda mano” purché perfettamente operative.

Certo i vertici della Marina militare croata non si aspettano che tutte queste necessità vengano colmate a breve. Per i prossimi dieci anni, infatti, è stato calcolato che dai bilanci destinati alla difesa, la cui fetta più grossa andrà per le spese di acquisto degli F-16 da Israele, alla Marina spetteranno nel 2019 dai 140 ai 160 milioni di euro. Decisamente poco se si pensa che l’acquisto di nuovi 40 sistemi anti-nave verrebbe a costare dai 50 ai 70 milioni di euro, mentre una corvetta anche se di “seconda mano” verrebbe a costare dai 50 ai 100 milioni di euro. —


 

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