Il Tirreno

L’INTERVENTO

di BENITO GRAGNOLI (*)

Alle regionali di qualche anno fa il mio amico nonché mentore Altero Matteoli come candidato aveva ottenuto il 40,5%, risultato fino ad oggi mai ottenuto dalle opposizioni. I partiti trainanti per...

11 marzo 2018
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Alle regionali di qualche anno fa il mio amico nonché mentore Altero Matteoli come candidato aveva ottenuto il 40,5%, risultato fino ad oggi mai ottenuto dalle opposizioni. I partiti trainanti per raggiungere una così alta percentuale furono Forza Italia e Alleanza Nazionale, che nel 2008 avrebbero costituito il Pdl. Un contributo importante fu dato da An, come nelle elezioni successive sia politiche che amministrative, fino alla scelta suicida di An di fondersi con FI, cioè diventare parenti poveri di un partito che aveva altri valori e provenienze diverse guardando al pensiero politico ante ’94. Vengo alle ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018, dove abbiamo assistito a uno tsunami politico che ha coinvolto tutti gli schieramenti. Il Pd e la sinistra, oltre a Forza Italia, hanno subito pesantissime perdite. I maggiori beneficiari di questo tsunami sono stati 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia. Come sostenitore del centrodestra, ma più di destra che di centro, mi permetto di fare alcune considerazioni su questa area che mi rappresenta. In provincia si nota chiaramente il travaso dei voti da FI alla Lega e in piccola parte a Fratelli d’Italia. Il perché è sotto gli occhi di tutti. È stata umiliata una componente importante all’interno di FI anche in termini di consenso, cioè la storia politica della destra rappresentata da Altero Matteoli che fino a che è stato presente ha avuto giusta rappresentanza. Ma dalla sua morte gli avvoltoi interessati si sono impossessati del partito penalizzando la sua famiglia politica. Un esempio di questo scellerato disegno ha coinvolto Ruggero Barbetti, candidato ideale per la continuità della destra e indicato come erede dal compianto Altero. Oltretutto con dei meriti guadagnati sul campo alle ultime regionali e non solo, come candidato era stato il più votato nella provincia di Livorno. Venendo a Cecina dove gli ex di An confluiti in Fi avevano un peso determinante di voti con percentuali a due cifre, nella tornata elettorale del 4 marzo Fi è crollata dal 19,1% del 2013 al 12% a favore dell’alleato Lega, i motivi sono sotto gli occhi di tutti: non presenza sul territorio da anni, una gestione del partito personale e autoreferenziale, esclusione di persone se non allineate alla dirigenza, una campagna elettorale fatta nei salotti e non tra la gente, a differenza degli alleati, e un candidato che dopo 4 tentativi a vuoto ha perso consensi facendo da tappo a nuove risorse e a chi avrebbe avuto più possibilità come Barbetti. Mi permetto di definire Paolo Barabino il Lulino cecinese, in riferimento a Lula che al terzo tentativo diventò presidente del Brasile. E sembra che voglia insistere ancora dopo i risultati politici disastrosi. Alcuni esempi sul suo operato politicamente discutibile: la mozione sulla sanità per l’ospedale in rete di Cecina con Piombino presentata e fatta presentare dai consiglieri eletti nei comuni della provincia, fatta votare all’unanimità per poi prenderne le distanze; il rifiuto di allearsi con la lista di Pamela Tovani al ballottaggio per le amministrative di Cecina del 2014; il silenzio sul caso di Giamila Carli, sindaco di Santa Luce ma in precedenza assessore per 7 anni a Cecina, che da decenni presenta un falso curriculum dichiarando una laurea in legge che non ha mai conseguito. Questi e altri casi a me hanno fatto molto riflettere. Il mio contributo è andato e andrà d’ora in poi alle persone che hanno la mia stima e si impegnano per il bene comune, con riferimento alla Fondazione di Altero.

(*consigliere provinciale centrodestra e consigliere comunale Cambiare Insieme Castagneto)

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