Il Tirreno

Un piccola folla silenziosa per l’addio della neonata

di Alfredo Faetti
Un piccola folla silenziosa per l’addio della neonata

Ieri i funerali della bimba deceduta a 10 giorni all’ospedale Santa Chiara di Pisa Un centinaio di persone in chiesa, poi i palloncini bianchi: «Ora sei un angelo»

10 aprile 2018
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CASTIGLIONCELLO. Il prete dall’altare non trova le parole. «Proprio non ce l’ho», dice don Francesco. Ci prova citando Ligabue, ma l’emozione gli strozza la voce. Allora chiede un momento di silenzio, «il silenzio che è pieno di amore», e gli sguardi delle cento persone tra le panche si posano al centro della chiesa, dove su un telo a fantasie viola è poggiata una minuscola bara bianca, troppo piccola per sembrar vera. «Assurda», la definirà più volte il prete nel corso dei funerali della neonata deceduta il 24 marzo scorso all’ospedale Santa Chiara di Pisa a soli dieci giorni.

Sul caso c’è un fascicolo aperto in Procura con diciannove indagati, tutti sanitari, ma nel grigio pomeriggio di Castiglioncello la mente è altrove. È su tutto quello che doveva essere e non sarà. «Crescere, dire “mamma” e “babbo”, innamorarmi», per riprendere un passaggio della fiaba letta dal pulpito da un amico dei genitori, scritta un attimo dopo aver saputo la notizia e letta ieri nella chiesa dell’Immacolata Concezione. Nella sua novella, l’autore racconta di una neonata richiamata in cielo dopo dieci giorni per diventare una stella. Immagine simile a quella colorata con i pennarelli da una cugina della madre, che raffigura la piccola come un angelo dal cuore grande ma senza bocca. «Mi ha colpito quel disegno», spiega don Francesco, rimarcando come di fronte a un feretro bianco di neanche un metro non ci siano parole che tengono. Allora cita Ligabue, che ha visto dal vivo ad Arezzo insieme alla madre della bimba anni fa. Cita “Il giorno di dolore che uno ha”. «Quando tutte le parole sai che non ti servon più - recita con tono posato il prete - quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che, che nessuno se lo spiega perché sia successo a te...». E qui l’emozione è troppa e deve fermarsi. Prega per i genitori, che in due non arrivano a settant’anni, perché ritrovino la speranza. Loro stanno in prima fila, mano nella mano: lei con un sorriso benevolo per chiunque la venga ad abbracciare, lui pronto a dispensar pacche sulle spalle come ringraziamento. Hanno gli occhi gonfi di lacrime, ma quelli li hanno tutti nella chiesa. Alla fine il feretro esce tra palloncini dello stesso colore che volano verso il cielo. Lassù, dove stanno gli angeli.

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