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Addio a Dino Dini giornalista esperto di letteratura e teatro

Addio a Dino Dini giornalista esperto di letteratura e teatro

È morto a 87 anni, nella notte di lunedì all’ospedale di Cecina Era anche un profondo conoscitore della storia del posto

08 agosto 2018
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Dino Dini, giornalista ed editore, è morto nella notte di lunedì, all’ospedale di Cecina. Stamani alle 10 sarà celebrato il funerale nella chiesa di Santa Teresa a Rosignano Solvay. Alla moglie Gisa e al figlio Claudio le condoglianze e l’affetto della redazione del Tirreno.



Dino amava soprattutto la letteratura e il teatro. Ma era anche un notevole giocatore di bridge e non disdegnava di occuparsi anche di storia, di politica, di religione. Però è pensabile che uno dei suoi giorni più felici fu quando, erano gli anni ’80, fu chiamato a ricevere la nomina ad accademico a Palazzo Vecchio in Firenze. Era l’Accademia internazionale delle Muse che lo nominava in un contesto prestigioso per il suo impegno nell’ambito della cultura e delle lettere. Difatti erano gli anni in cui Dini dirigeva il premio letterario di Calafuria e quello di Rosignano, promuoveva letture di poesia e di teatro tra Livorno, Castiglioncello, Rosignano, non mancava mai ad un dibattito in cui si discutesse di cinema o di teatro. In lui la propensione professionale del giornalista, era stato a lungo corrispondente de Il Tirreno da Rosignano, alla ricerca della notizia si univa bene con la passione per le vicende culturali.

Infatti fin dalla giovinezza Dino si connetteva sia al piccolo teatro delle Acli vicino alla chiesa rosignanese, dove realizzava anche significative regie, sia alla nascita e sviluppo della biblioteca comunale partecipando anche alla promozione dei gemellaggi tra Rosignano e le città europee, collaborando così col sindaco del tempo, Demiro Marchi, alla presentazione di libri e di opere teatrali. Indimenticabile una lettura che organizzò alla Biscondola di Castiglioncello, giovandosi anche della voce di Annamaria Caprai, sull’opera di Carlo Emilio Gadda “Il guerriero, l’amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo” in cui interpretava con rara efficacia il polemista De Linguagi.

Diresse anche la regia dell’edizione locale di “Marcellino pane e vino” ottenendo il plauso dello sceneggiatore per la tv italiana, don Lavagna, venuto appositamente da Roma per assistere alla prima. E in “Inquisizione” di Diego Fabbri diresse interpreti del valore di Sandro Signorini.

E poi era un frequentatore assiduo delle sale teatrali della zona. In particolare si sentiva legato al teatro Solvay, tanto che uno dei meriti non minori di quest’ultima parte della sua vita è stato quello di aver dato vita ad una iniziativa che nel commemorare la figura di Dino Lessi, fondatore della sala Solvay, stimolasse i dirigenti della società e gli amministratori locali verso un pieno recupero del teatro. —

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