Il Tirreno

L’INTERVISTA AL CANDIDATO SINDACO IN SICILIA

«Rifarei la foto con Provenzano, dialogo con chi si è dissociato»

Andrea Rocchi
«Rifarei la foto con Provenzano, dialogo con chi si è dissociato»

Cecinese, attivista di Libera , alla vigilia del voto "ripudiato" dal vicepremier per lo scatto con il nipote del boss: «Salvatore è incensurato, vado avanti»

26 novembre 2018
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Gli ex compagni non ci credono ancora. «Maurizio, proprio tu?».Gli amici che l’hanno conosciuto battersi nelle sedi delle Arci toscane per i diritti degli immigrati, gli ex comunisti che l’hanno visto crescere a pane e politica alle Frattocchie, partecipare negli anni ’90 alle marce della Pace, occuparsi di disperati e case popolari da assessore del neonato Pds a Cecina, sono rimasti basiti. Lui, il portavoce toscano di Libera, il promotore delle Carovane Antimafia di don Ciotti. E quella foto postata su Facebook in cui prende il caffè con Salvatore Provenzano, nipote di Binnu U’ Tratturi. Un colpo allo stomaco per tutti. Maurizio Pascucci, 54 anni di Poggibonsi (ma cresciuto a Cecina) alcuni anni fa è sbarcato a Corleone per fondare una cooperativa con le terre confiscate ai boss, ricevendo la cittadinanza onoraria per il suo impegno. Candidato a sindaco pentastellato nella città dei Riina e dei Provenzano, ora è finito nella bufera. Silurato "in diretta" da Di Maio alla vigilia del voto.

Pascucci, la rifarebbe quella foto oggi?

«Certo. Perché non ho niente da nascondere».

Sì, ma proprio lei. Il paladino dell’antimafia insieme al nipote di uno dei boss più spietati di Cosa Nostra...

«Lasci che le spieghi. Qui a Corleone metà paese è imparentato con un mafioso, ci sono decine di legami con le famiglie Riina e Provenzano. Dentro a queste famiglie ci sono persone che non hanno niente a che fare con la cultura mafiosa, hanno preso le distanze, non riconoscono i padrini. Hanno solo la colpa che, indipendentemente da chi sei, un parente ti rimane addosso»

E allora?

«Allora, quando mi sono candidato, ho stilato un programma di dieci punti. Il decimo era questo: se vinciamo le elezioni vogliamo aprire un dialogo con tutti coloro che hanno preso le distanze dalla mafia. Anche quelli che, pur dissociati, stanno in silenzio. Vogliamo che escano da questo silenzio, che partecipino alla vita pubblica senza nascondersi».

Quindi era tutto studiato?

«Certo. Questa iniziativa era concordata con i meet- up del territorio. Questa volontà La aveva annunciata anche due giorni fa in un comizio, c’erano due parlamentari che applaudivano, insieme ai cittadini».

Ma Salvatore Provenzano si è dissociato?«Salvatore e sua moglie sono tutti e due imparentati con Bernardo Provenzano. Ma hanno preso le distanze dalla mafia. E poi, prima di muovermi, ho fatto le mie verifiche. Salvatore è incensurato, ha la fedina penale pulita. Altrimenti non avrebbe potuto avere la licenza del bar».

E’ titolare del bar dove si è fatto fotografare?

«Sì, il bar York, a Corleone, è suo. E anche lui con quella foto ha fatto un gesto importantissimo, di grande coraggio. Più lui che io».

Oggi però anche i nomi diventano simboli. E quel cognome, Provenzano, è associato a mafia e stragi.

«Guardi, prenda Peppino Impastato. Il padre era un mafioso. Eppure lui ha fatto politica, ha contestato e combattuto il sistema mafioso che gli si muoveva intorno. E’ diventato un simbolo. Mi piacerebbe che anche qui a Corleone, parenti dei boss, possano diventare simboli dell’antimafia. È dura, lo so. Ma intanto è importante che rompano il silenzio. Che anche per loro si apra un percorso nuovo».

Di Maio non l’ha presa bene. Ha detto: via il simbolo dei Cinque Stelle dalla lista e chiede la sua espulsione. Ci ha parlato?

«No, nessuna telefonata. Ho letto il post che ha scritto su Fb, avrei preferito parlarci, avrebbe potuto ascoltare quello che dicevo. E che, ripeto, era concordato nei meet-up. Ma si sa, in questo partito, la comunicazione avviene sui social prima di tutto...».

Che farà, ora?

«Niente. Vado avanti, non mi pento di nulla. Non chiedo il voto dei mafiosi, voglio solo aprire un dialogo con chi manifesta discontinuità con questa cultura criminale. C’è la mia lista, ci sono le elezioni e chi condivide il mio programma, sono certo, mi voterà».

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