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ucciso dai fascisti, domenica la commemorazione di Pasqualetti 

Vinci ricorda “Valente”, esempio di lotta per la libertà

Vinci ricorda “Valente”, esempio di lotta per la libertà

VINCI. La Libertà e la Democrazia non sono concetti astratti, dati ad un popolo una volta per tutte per chissà quale diritto. La strada per la loro conquista è spesso lastricata di sangue, di...

06 aprile 2018
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VINCI. La Libertà e la Democrazia non sono concetti astratti, dati ad un popolo una volta per tutte per chissà quale diritto. La strada per la loro conquista è spesso lastricata di sangue, di sofferenze e di morte. Ricordare quella strada e le persone che su quella via hanno lasciato la loro vita, è come coltivare ogni giorno un giardino. Quello è il guardino della Memoria collettiva. E passare dall’Apparita in primavera è come visitare il giardino dell’Eden.

La vallata verdeggiante, i campi coltivati e ordinati, tutto sembra inneggiare alla vita. Eppure, se percorriamo via Luigi Pasqualetti e ci addentriamo in Corte Brogi, ci imbattiamo in un cippo commemorativo e d’un colpo la storia ci getta in faccia tutto il suo peso riportandoci all’improvviso in un cupo scenario di morte e disperazione. Proprio qui davanti, la vigilia di Pasqua del 1944 fu barbaramente assassinato dai fascisti repubblichini un padre di famiglia, Luigi Pasqualetti, “Valente”, di anni 43.

Unica sua colpa, essersi opposto al fascismo. Il ritrovo per ricordare in una cerimonia l’uomo, la famiglia, e per mantenere viva la memoria è prevista per domenica alle 10, in prossimità del cippo. E ancora una volta ritorniamo indietro nel tempo, per raccontare la triste vicenda che vide protagonisti un padre, una madre e un figlio. «Dormivo – racconta Paolo Pasqualetti, che all’epoca aveva appena 8 anni – in un lettino accanto a quello dei miei genitori. Quando gli assassini di mio padre bussarono con violenza alla porta mi risvegliai bruscamente. La maestra che era ospite in casa nostra (Maddalena Giovacchini) si affacciò alla finestra chiedendo cosa volessero. Volevano mio padre. Lui cercò di fuggire da una finestra ma fu mitragliato. Io udii il rumore degli spari. Mia mamma e la maestra lo adagiarono sul letto. Ricordo che rimasi sbigottito, provai uno smarrimento totale nel vedere il babbo in quelle condizioni. Mia madre e la maestra cercarono di tamponare il sangue, ma fu inutile». Intanto era arrivato, uditi gli spari, l’amico e vicino Guido Brogi, che prelevò subito il piccolo Paolo portandolo al sicuro dalla moglie e dai figli. Brogi partì subito alla volta delle case dei fratelli del Pasqualetti, per avvisarli affinché lo potessero rivedere prima che esso morisse. Ce la fecero. Fu avvisato anche il medico, il dottor Montanelli, che dimorava nella vicina Rozzalupi, ma quando giunse al capezzale del Pasqualetti non c’era più niente da fare. L’ultima frase che “Valente” riuscì a pronunciare fu rivolta al figlio, che volle accanto a sé negli ultimi istanti di vita. «Tu sei giovane, forse non ti rendi conto di quello che vi hanno fatto moralmente. Quando sarai grande capirai ancora meglio. Cerca di non dimenticarlo mai».

“Valente” se ne era andato per sempre, ma aveva lasciato per tutti una speranza, ed il suo esempio darà la forza a tante persone di continuare a lottare per la Libertà e la Democrazia.

Paolo Santini

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