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Archivio in pericolo: appello per salvarlo

di Francesca Ferri
Archivio in pericolo: appello per salvarlo

Riviste, volantini, libri: la storia della sinistra custodita da Luca Mechini rischia il macero: «Ma se Paolo Mieli lo sapesse...»

29 settembre 2017
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PUNTA ALA. Un’emeroteca di rarissime riviste storiche, un patrimonio di introvabili volantini politici, una biblioteca con centinaia di libri. E, ancora, registrazioni e filmati di conferenze ed eventi storici. Un archivio di inestimabile valore storico è finito sotto sfratto e rischia di andare al macero se nessuno si farà avanti per salvarlo.

È l’archivio di Luca Mechini, custodito in due box a Punta Ala (Castiglione della Pescaia), frutto di una vita di studi e di relazioni con i protagonisti italiani e mondiali della sinistra.

Il Tirreno ha raccontato la storia di Luca lo scorso febbraio. Figlio del presidente della Federazione mondiale della Gioventù democratica Rodolfo Mechini – collaboratore di Luigi Berlinguer e Giorgio Napolitano – e dell’editrice della rivista “Ungheria Oggi” Fiorenza Orlandini – poi titolare di una galleria d’arte a Roma – Luca ha trascorso la vita tra Budapest, Algeri e Roma, dove il padre svolgeva la sua attività politica, confrontandosi e dialogando con i protagonisti della scena mondiale, da Ho Chi Minh ad Ahmed Ben Bella.

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Dopo la morte del padre e il declino del Partito comunista, la famiglia cade in disgrazia, per le difficoltà a restituire somme di denaro prese in prestito, ed è costretta a lasciare Roma e trasferirsi a Punta Ala, dove ha una casa. Per ripianare i debiti la casa viene pignorata e proprio durante un periodo di ricovero della madre di Mechini all’ospedale di Castel del Piano, Luca viene informato di essere per strada. La signora viene ospitata in una casa di riposo. Luca, invece, si ritrova a dormire su una panchina alla stazione di Grosseto.

Con il passare dei mesi si arrangia con sistemazioni provvisorie, alla Caritas e in appartamenti comunali per l’emergenza abitativa. Appresa la sua storia dal Tirreno, la cooperativa Uscita di sicurezza gli tende una mano e gli trova una sistemazione.

Inizia un periodo di tranquillità. Luca Mechini può tornare a dedicarsi ai suoi studi, incentrati sui gruppi politici di sinistra dello scorso secolo, sulla galassia di movimenti, ciascuno con la sua rivista, sulle dissidenze che fioriscono nel dopoguerra, e poi dopo il 1956, e ancora i movimenti che porteranno al 1968.

Inizia anche a scrivere le memorie della sua famiglia, che si intrecciano con la memoria della sinistra italiana, e cerca anche un editore.

Un progetto ambizioso, che si affianca al desiderio di catalogare il suo archivio. «Ne fa parte anche materiale dattiloscritto – spiega Mechini – e tutto l’archivio che mio padre teneva in via delle Botteghe oscure. C’è poi una sezione dedicata ai movimenti delle controculture giovanili: documenti, riviste, volantini e opuscoli su politica, musica, arti visive».

Materiale che farebbe la gioia – e la fortuna – di storici e ricercatori. Sul quale, però, pende un’incognita.

Mechini non riesce a pagare l’affitto dei due box che contengono il materiale e il proprietario si rivolge al tribunale.

I locali dovevano essere liberati già a luglio ma Mechini non è riuscito a trovare una sistemazione alternativa. E così nei giorni scorsi è arrivato l’ultimatum. «Il 25 settembre mi è stato notificato il verbale di rilascio dell’immobile», spiega Mechini mostrando il documento compilato dall’ufficiale giudiziario. Entro il 9 ottobre i due box vanno svuotati. Altri rinvii non sono possibili.

Il verbale è un pugno nello stomaco per Mechini. Il suo archivio viene definito «cianfusaglie senza valore» e «cose senza valore» economico.

Mechini, che non ha una casa neppure una casa per sé, non sa dove trasferire il materiale. E lancia un appello.

«Mio padre – ricorda Luca Mechini – si era speso per la pace negli anni della guerra del Vietnam. Aveva fatto diversi viaggi in quel Paese. Durante un viaggio in aereo dall’Africa all’Asia per andare a incontrare Ho Chi Min si era intravisto con Che Guevara, che ne conosceva l’opera». Ebbene, nei due box a Punta Ala c’è tutto un archivio sulla sua carriera politica. E non solo.

«Il 9 ottobre si celebrano i cinquant’anni dalla morte di Che Guevara – dice Mechini –. In archivio ho un prezioso oggetto, la rivista “Tricontinental”, organo dell’Ospaaal, l’Organizzazione di solidarietà dei popoli dell’Africa, Asia, America Latina. Incredibile pensare che possa essere distrutta».

L’appello di Luca Mechini è rivolto a una persona in particolare. «Il padre di Paolo Mieli, Renato Mieli, era amico di mio padre – dice Mechini –. Se riuscissi a far arrivare questo messaggio a Mieli, lui potrebbe salvare il mio archivio».

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