Il Tirreno

Grosseto

Dalle leggi razziali alla svolta democratica

Dalle leggi razziali alla svolta democratica

Favorevoli e contrari all’omaggio al fondatore del Msi ne hanno dato ieri due diversi ritratti

17 aprile 2018
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GROSSETO. Due Giorgio Almirante. Nella descrizione della minoranza e della maggioranza consiliare di Grosseto sono emersi due profili del fondatore del Msi.

L’Almirante ricordato dal centrosinistra è il direttore della rivista “Difesa della razza” (1938-1943) «che ha rappresentato – ha detto Carlo De Martis – l’espressione più diretta del razzismo». Marilena del Santo ha ricordato il ruolo di primo piano di Almirante nella Repubblica di Salò e nella propaganda razziale. Marco Di Giacopo ha rammentato che Almirante nel 1944 firmò il “bando della morte” che perseguiva i giovani che non si arruolavano nella Repubblica di Salò. Una circostanza che tocca un nervo scoperto in Maremma dove a Maiano Lavacchio undici giovani renitenti alla leva furono fucilati dai fascisti il 22 marzo del 1944. Di Giacopo ha anche ricordato che Almirante cercò di negare il suo coinvolgimento nella redazione del bando, accusando di diffamazione due giornalisti; nel 1978 la Cassazione assolse in via definitiva i due e condannò Almirante a risarcire i danni, essendo stata dimostrata l’autenticità del manifesto. Di Giacopo ha anche ricordato il telegramma dell’8 maggio 1944, firmato da Almirante, che sollecita l’affissione del manifesto in tutti i comuni della provincia di Grosseto.

Emanuele Bartalucci ha ricordato che anche dopo la caduta del fascismo Almirante «si rese autore di reiterati atti di apologia del fascismo». Lorenzo Mascagni ha ricordato come solo per amnistia ad Almirante fu cancellata, nel 1987, l’incriminazione (concorso nel favoreggiamento personale, continuato e aggravato verso il terrorista Carlo Ciuttini, poi condannato all’ergastolo) per la strage di Panteano del 1972.

L’Almirante ricordato dal centrodestra è invece l’uomo della pacificazione. Bruno Ceccherini ha ricordato che partecipò ai funerali di Enrico Berlinguer e che «portò per mano dentro la democrazia quelli che sono stati i vinti» e che «di questa sua azione politica gli sono dati attestati da Gian Carlo Pajetta, Nilde Iotti, Giorgio Napolitano «che hanno parlato di Almirante come di uomo della pacificazione nazionale», ha detto. Andrea Guidoni ha ricordato come Violante definì Almirante «traghettatore nella democrazia di quel popolo che non si riconosceva nella Repubblica del ’48». (f.f.)



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