Il Tirreno

Grosseto

«Non è stato un omicidio di mafia» Salvatore ucciso da un solo colpo

di Francesca Gori
«Non è stato un omicidio di mafia» Salvatore ucciso da un solo colpo

Secondo la Procura si sarebbe trattato di un raptus esploso dopo l’ennesima lite tra vicini Nessuna denuncia precedente tra le due famiglie: l’unico indagato per ora rimane Raffaele Papa

18 aprile 2018
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GROSSETO. «Non si è trattato di un omicidio di mafia. Quello che è successo venerdì scorso non ha connotazioni tali da far pensare alla presenza della criminalità organizzata a Follonica». Lo dice il Procuratore capo Raffaella Capasso. E le sue parole, sembrano una risposta a distanza a quelle del sindaco Andrea Benini, che sabato ha chiesto alla sua città di uscire in strada e camminare per la legalità. Per dire che sì, quello che è successo in via Matteotti venerdì scorso, somiglia molto a quello che accade quando si pensa alle dinamiche che appartengono alla mafia.

Che le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo e dei militari della compagnia di Follonica non avessero rilevato la matrice mafiosa dell’omicidio, è stato detto dal primo giorno. L’allarme del sindaco, però, è suonato a partire da quella sparatoria per strada: «Siamo qui anche perché non vogliamo girarci dall’altra parte, sappiamo bene che dobbiamo prendere delle posizioni. Se vogliamo ribellarci alla criminalità non dobbiamo aver paura di chiamare le cose con il loro nome - ha detto - si tratta di tipiche dinamiche di stampo mafioso. La criminalità va combattuta e siamo qui per dare un senso e impegnarci concretamente. Solo con questa presa di coscienza possiamo iniziare a lottare per affermare la legalità».

Un raptus. Raffaele Papa, l’uomo di trent’anni tuttora detenuto nel carcere di via Saffi (difeso dall’avvocato Carlo Valle) «ha sparato in preda a un raptus», ha puntualizzato il Procuratore capo, il giorno dopo l’udienza di convalida del fermo dell’uomo. Papa era con il padre Antonio e con la madre nella sua rosticceria: il litigio sarebbe scoppiato tra il padre dell’uomo e la madre di Salvatore e Massimiliano De Simone, Giuseppa Marcelli. Una banale lite di vicinato per l’acqua che quasi ogni giorno sarebbe colata da un terrazzo dell’albergo sulla tenda della rosticceria di proprietà dell’uomo. «Quello che inquieta tutti - aggiunge Raffaella Capasso - è la pistola utilizzata da Papa per sparare». Una pistola con la matricola abrasa. «Ma allo stato attuale, il fatto che Raffaele Papa abbia utilizzato quell’arma e il fatto che lui e il padre Antonio siano originari del Casertano - dice ancora la Procuratrice - è troppo poco per parlare di criminalità organizzata a Follonica anche se capisco che tutto questo possa inquietare».

Un colpo al cuore. È morto così, Salvatore De Simone. A ricostruire la dinamica della sparatoria sono stati i carabinieri. Quattro i colpi esplosi con quella Tanfoglio calibro 9 con la matricola abrasa. Papa ha impugnato l’arma e ha sparato un primo colpo, a distanza ravvicinata, che ha colpito al cuore Salvatore De Simone. Poi ha esploso altri tre colpi, due dei quali hanno centrato Massimiliano De Simone al torace e Paola Martinozzi. Voleva colpire il fratello dell’uomo che aveva appena ucciso ma la farmacista si è trovata nella stessa direzione di tiro ed è stata colpita. È gravissima. L’arma, come ha sottolineato il colonnello dei carabinieri Carlo Bellotti «è stata poi presa dal padre di Papa, Antonio, che l’ha affidata a un inserviente della rosticceria». È stato lui, secondo la ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo e dei militari della compagnia di Follonica, a far sparire l’arma, gettandola nella Gora. Ed è stato sempre lui, rintracciato dai carabinieri, a dire dove aveva gettato l’arma del delitto.

Un unico indagato. Raffaele Papa, è in carcere. Il fermo è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari Sergio Compagnucci, dopo l’interrogatorio di garanzia. Ha ammesso di aver sparato un solo colpo, quello che ha colpito e ucciso Salvatore De Simone.

Dopo la sparatoria, lo hanno visto salire sulla sua auto e scappare a velocità sostenuta. Quando lui è arrivato a Grosseto, i carabinieri erano nella sua abitazione a Follonica con la moglie. La donna ha parlato con il marito: ha deciso così di fermarsi e consegnarsi ai carabinieri. Secondo il giudice per le indagini preliminari, si sentiva braccato dai militari che lo stavano seguendo. Lo hanno poi riportato a Follonica, in caserma, dove durante la serata è stato interrogato dal sostituto procuratore Giampaolo Melchionna. E da lì, è stato trasferito nel carcere di via Saffi. A indicare il nome di Raffaele Papa ai carabinieri è stato Massimiliano, prima di essere caricato su Pegaso e prima di essere portato in gravissime condizioni alle Scotte di Siena dove è ancora ricoverato.
Il padre di Papa aveva litigato con la madre dei fratelli De Simone per l’acqua caduta da un terrazzo. Poi era spuntata quell’arma presa chissà dove, una pistola con la matricola abrasa e in un attimo è cambiato tutto. In un attimo, sotto gli occhi dei follonichesi sono passate altre immagini: gli spari, il sangue per terra, l’odore di bruciato dei furgoni di un’azienda incendiati solo pochi giorni prima, le sirene dei carabinieri e della finanza che andavano a prendere il commercialista Evans Capuano, le indagini su appalti e camorra che hanno portato all’arresto di un avvocato. Non ci sono motivi che facciano ritenere che questo sia un omicidio di mafia. A Follonica però, a preoccupare, è anche il solo clima.

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